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Kulturkampf

Apparso nel 1858, il termine Kulturkampf ("lotta tra le culture") fu utilizzato davanti al Landtag di Prussia dal patologo e parlamentare nazional-liberale Rudolf Virchow (1821-1902) per designare il conflitto di principi, sul piano politico e religioso, sorto dopo la fondazione dell'Impero ted. (1871) tra lo Stato prussiano di Bismarck e la Chiesa catt., risp. il partito di Centro, di orientamento catt. Al di fuori di quel preciso contesto, il termine è stato recepito dalla storiografia ed è impiegato non solo in ted., ma anche in altre lingue, tra cui il franc. e l'it.

Nell'ambito del processo di Decristianizzazione dello Stato e della società civile che accompagnò la modernizzazione, nella seconda metà del XIX sec. la maggior parte degli Stati europei conobbe un periodo di crisi denominato Kulturkampf. Per gli Stati nazionali del XIX sec. si trattava di emanciparsi dalla Chiesa, che rappresentava un potere da sec. intrecciato con quello statale, e quindi di giungere a una ridefinizione del rapporto tra Chiesa e Stato, ciò che portò a una riduzione dell'influenza ecclesiastica sulla società. In un senso più stretto questa "lotta per le investiture del XIX sec." (Peter Stadler) costituì un conflitto religioso e culturale tra Chiesa cattolica e Cattolicesimo politico da un lato, Stato post-assolutista e Liberalismo anticlericale dall'altro.

Il periodo prima del 1870

In Svizzera le radici del Kulturkampf risalgono all'Illuminismo e alla Repubblica elvetica. La polarizzazione decisiva si verificò tuttavia durante la Rigenerazione con l'avvento del liberalismo quale concezione politica e ideologica durante gli anni 1830-40 (condanna dei principi liberali con l'enciclica Mirari vos del 1832, articoli di Baden del 1834). Il contrasto tra forze conservatrici e forze progressiste-liberali, che coincideva spesso con l'antagonismo tra cant. catt. e rif., si radicalizzò negli anni 1840-50 in seguito all'affare dei conventi di Argovia, alla chiamata dei gesuiti a Lucerna (1844), alle spedizioni dei Corpi franchi, alla fondazione del Sonderbund e alla nascita dello Stato federale. Questa opposizione produsse una "riconfessionalizzazione" in entrambi i campi (Confessionalismo), e fu anche all'origine di una scissione dei catt. all'interno dello Stato fed.: la maggioranza conservatrice si vide marginalizzata, mentre i catt. liberali furono integrati nel ceto dirigente. La Chiesa e i catt. conservatori rafforzarono il loro orientamento verso Roma (Ultramontanismo). Dal 1848 la vita ecclesiastica si intensificò, spec. attraverso l'istituzione di una rete di ass. catt. Già allora si cristallizzarono conflitti che costituirono le premesse per il Kulturkampf degli anni 1870-80. Nel cant. Friburgo il vescovo Etienne Marilley difese i tradizionali privilegi della Chiesa catt. contro il programma anticlericale del governo radicale friburghese. Dal momento che il vescovo avrebbe prestato giuramento sulla Costituzione cant. del 1848 solo con alcune riserve, fu deposto, arrestato ed esiliato in Francia (fino al 1856). Tra il 1855 e il 1857 il governo liberale del cant. San Gallo cercò di limitare l'influenza della Chiesa sull'istruzione pubblica, per esempio con la soppressione delle scuole secondarie confessionali (1855) e la creazione di una scuola cant. paritaria (1856). Anche la legge civile-ecclesiastica ticinese del 1855, che sottopose ogni attività religiosa al controllo dello Stato, si inserisce nel clima del Kulturkampf; nella stessa direzione tendevano le misure prese dal governo bernese per allontanare le suore catt. dalle scuole giurassiane. Nel 1862 Zurigo soppresse l'abbazia di Rheinau.

Con la pubblicazione dell'enciclica Quanta cura (1864), a cui fu aggiunto come appendice un "catalogo dei principali errori del nostro tempo" (Sillabo), il Kulturkampf entrò in una nuova fase. Il Sillabo affermò posizioni autoritarie e difensive, negando qualsiasi possibilità di conciliazione della Chiesa catt. "col progresso, col liberalismo e con la moderna civiltà" e nella seconda metà degli anni 1860-70 animò ulteriormente il Kulturkampf, già latente nei cant. governati da liberali e radicali.

Dal 1871 al 1874

"I devoti in tournée nel Paese". Caricatura anticlericale pubblicata sul Nebelspalter, 1875, n. 44 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna; e-periodica).
"I devoti in tournée nel Paese". Caricatura anticlericale pubblicata sul Nebelspalter, 1875, n. 44 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna; e-periodica). […]

In seguito alla definizione dei dogmi del primato pontificio e dell'infallibilità papale nell'ambito del Concilio Vaticano I si giunse allo scontro aperto. Nella lettera pastorale dei vescovi sviz. del 1871, il vescovo di San Gallo Carl Johann Greith interpretò la dottrina dell'infallibilità papale in senso restrittivo, sdrammatizzando pertanto l'influenza del dogma sui rapporti tra Chiesa e Stato, sopravvalutata dall'opinione pubblica. Tuttavia una parte dei catt., di area liberale-radicale, si organizzò e promosse la costituzione della Chiesa cattolico-cristiana, che si separò dalla Chiesa catt.-romana. Le discussioni in corso sulla revisione della Costituzione fed. diedero al radicalismo politico l'occasione per esacerbare il conflitto. In questa situazione due avvenimenti contribuirono ad acuire le tensioni: la scomunica pronunciata dal vescovo di Basilea Eugène Lachat contro Paulin Gschwind, parroco di Starrkirch-Dulliken, che rifiutava la dottrina dell'infallibilità papale (1872), e l'elevazione del vescovo suffraganeo Gaspard Mermillod a vicario apostolico di Ginevra nel 1873, decisa dal papa senza consultare il governo ginevrino. I cant. radicali, che nella diocesi di Basilea erano la maggioranza, nel 1873 reagirono con la deposizione del vescovo Lachat (a parte Zugo e Lucerna), mentre nello stesso anno il Consiglio fed. espulse il vescovo suffraganeo Mermillod dalla Svizzera. Il governo bernese destituì dai loro uffici i preti giurassiani solidali con Lachat e nel gennaio del 1874 li espulse dal cant. Parallelamente emanò una Costituzione ecclesiastica democratica vincolante anche per i catt. (diritto di elezione del parroco da parte dei parrocchiani). Quando Pio IX nell'enciclica Etsi multa luctuosa (21.11.1873) condannò severamente il Kulturkampf in Svizzera, il Consiglio fed. interruppe le relazioni diplomatiche con la Santa Sede ed espulse il nunzio apostolico, che risiedeva a Lucerna (12.12.1873). In questo contesto nella Costituzione fed. del 1874 furono adottati gli Articoli d'eccezione, diretti contro la Chiesa catt.

I cant. di Berna e Ginevra, dove si trovavano importanti minoranze catt., furono particolarmente interessati dal Kulturkampf. Nonostante la presenza di truppe militari, nel Giura bernese la pop. oppose una resistenza passiva e in queste difficili condizioni si organizzò in una specie di stato di emergenza permanente. Nella città di Berna la chiesa catt. dei SS. Pietro e Paolo passò ai catt.-cristiani. Il cant. Ginevra nel 1872 espulse gli ordini religiosi attivi nell'insegnamento e pose gli affari della Chiesa nelle mani dello Stato. Il Kulturkampf si manifestò in modo meno radicale nei cant. di Argovia e Soletta, dove tra l'altro alcuni conventi furono soppressi. A Zurigo la città e il cant. decisero di attribuire ai catt.-cristiani la chiesa degli agostiniani, in precedenza detenuta dai catt.-romani. Nei cant. Ticino e San Gallo il Kulturkampf segnò il culmine del contrasto tra conservatori e liberali. Nel caso particolare sangallese furono soprattutto i catt. liberali a sostenere il Kulturkampf; dopo la fine del conflitto alcuni loro esponenti di spicco, come il politico Matthias Hungerbühler, rimasero fedeli alla Chiesa catt.-romana. Hungerbühler si oppose anche con decisione all'istituzione di una Chiesa catt.-cristiana, contrariamente ad altri sostenitori catt. del Kulturkampf, come ad esempio il politico argoviese Augustin Keller. Più che in altri cant., e in modo analogo al cant. Soletta, il Kulturkampf sangallese si presenta quindi anche come uno scontro tra cattolicesimo ultramontano e cattolicesimo liberale. Nel resto della Svizzera lo scontro fu limitato (Basilea e Turgovia) o inesistente (cant. dominati dai catt. conservatori)

Verso la conclusione del Kulturkampf (dal 1874)

Con l'approvazione della Costituzione fed. del 1874 il Kulturkampf si stemperò. Diversi importanti obiettivi dei liberali radicali erano stati raggiunti (sepoltura civile, gestione della Scuola e certificazione dello stato civile da parte dello Stato). Altri fattori favorirono la distensione: la Chiesa catt.-cristiana della Svizzera, nata dall'opposizione al Concilio e strettamente legata al contesto del Kulturkampf, non riuscì a diffondersi ampiamente, malgrado il sostegno dei cant. di Berna (istituzione di una facoltà catt.-cristiana all'Univ. di Berna), Argovia e Soletta. Sul fronte catt. acquisirono influenza le personalità di mediazione, come ad esempio il politico lucernese Philipp Anton von Segesser. La crisi economica, iniziata dopo il 1873, e le questioni sociali contribuirono a smussare un conflitto che, secondo gli studi più recenti, non fu originato da fattori socioeconomici.

L'elezione di Leone XIII nel 1878 segnò una svolta in Svizzera, come in altri Paesi. Il nuovo papa fu disponibile a negoziare e sul piano nazionale i Consiglieri fed. Emil Welti e Louis Ruchonnet si impegnarono per raggiungere una riconciliazione. Già nel 1875 Berna fu obbligata dalla Conf. a revocare l'espulsione dei preti giurassiani, un provvedimento che con l'approvazione della Costituzione fed. del 1874 era ormai divenuto anticostituzionale; l'elezione democratica dei parroci, accettata dalla Chiesa, rese possibile il loro rientro nelle rispettive parrocchie (1878). A Ginevra la normalizzazione fu raggiunta attraverso la nomina di Gaspard Mermillod a vescovo di Losanna e Ginevra, con sede a Friburgo, e la soppressione del vicariato apostolico. Le trattative tra Santa Sede e Consiglio fed. permisero di trovare una soluzione anche per la diocesi di Basilea: nel 1884 il vescovo Lachat fu elevato al rango di arcivescovo e trasferito a Lugano come amministratore apostolico del cant. Ticino, ciò che consentì di nominare vescovo di Basilea Friedrich Fiala (1885), una figura di mediazione, e di incorporare il cant. Ticino nella diocesi di Basilea (dal 1888 al 1968).

Il campo dell'istruzione pubbica fu teatro degli ultimi scontri, con la prevista introduzione di un segr. fed. per l'insegnamento (il cosiddetto balivo scolastico), respinto in votazione nel 1882. Nel 1885 il Kulturkampf poteva considerarsi concluso. Con l'elezione di Josef Zemp, il primo Consigliere fed. catt. conservatore (1891), prese avvio il processo di integrazione dei catt. conservatori nello Stato fed., che dopo la prima guerra mondiale si concluse con l'alleanza tra radicali e conservatori (blocco borghese) contro la socialdemocrazia e il ripristino della Nunziatura a Berna (1920). Le tradizionali divergenze di natura culturale e confessionale non furono tuttavia appianate.

Bilancio e conseguenze

Al di là del tradizionale conflitto tra Stato e Chiesa, il Kulturkampf si rivolse contro le pretese di influenza del clero, che nell'ambito dell'affermazione di una società sempre più secolarizzata non erano più difendibili. Il Kulturkampf sviz. può essere quindi considerato come una crisi di modernizzazione, che vide l'inasprimento del conflitto a causa della specifica situazione politico-religiosa del XIX sec. Occorre tuttavia tenere presente che le profonde fratture sul piano politico-ecclesiastico e confessionale dovute al Kulturkampf caratterizzarono la vita sociale della Svizzera e in particolare le mentalità fino nella seconda metà del XX sec.: le conseguenze durarono quindi a lungo e furono persistenti. Su alcuni temi nevralgici il conflitto si riaccese puntualmente: ne sono un esempio le divergenze sul mantenimento delle scuole primarie confessionali, la questione giurassiana e le votazioni sugli articoli costituzionali relativi ai gesuiti (1973) e alle diocesi (2001).

Riferimenti bibliografici

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  • M. Stierlin, Die Katholiken im Kanton Zürich 1862-1875 im Spannungsfeld zwischen Eingliederung und Absonderung, 1996
  • P. Stadler, Der Kulturkampf in der Schweiz, 19962(1984)
  • SGGesch., 6, 187-206
Link

Suggerimento di citazione

Franz Xaver Bischof: "Kulturkampf", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 06.11.2008(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/017244/2008-11-06/, consultato il 29.03.2024.