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Movimento operaio

Con il concetto di movimento operaio si designa dal decennio 1840-50 ca. l'insieme di org. e azioni collettive attraverso le quali gli Operai lottano per promuovere la loro emancipazione economica, sociale, politica e culturale fra l'altro in ambito professionale. Il movimento operaio, per quanto conseguenza dell'Industrializzazione, non ebbe origine dai primi lavoratori dell'industria - gli operai a domicilio - ma da garzoni artigiani per cui il salario si era sostituito al mestiere nella definizione della loro identità di classe (Società di classe). Dall'inizio del XIX sec. gli operai sostennero azioni sporadiche nelle fabbriche, ma si unirono stabilmente in un movimento solo verso la fine del sec. L'influenza degli intellettuali fu notevole fin dall'inizio.

Utilizzata in un primo tempo come sinonimo di rivolta o tumulto, con lo sviluppo delle org. dei lavoratori l'espressione movimento operaio assunse una connotazione sempre più positiva. Gli obiettivi concreti - mutuo soccorso e lotta contro gli abusi - furono presto affiancati da utopie sociali. Nonostante ancora nel XX sec. le differenze fossero minime, si possono distinguere quattro diverse forme di org.: due più conosciute, i Sindacati e i Partiti, e due meno note, le cooperative (Cooperativismo) e le Società operaie.

Accanto alle ass. nazionali, locali o legate a un'impresa si formarono presto delle federazioni intern. L'orientamento socialista fu dominante, spec. nei sindacati detti liberi; mentre l'influenza del movimento cristiano-sociale (catt.) fu rilevante, quella di anarchici, evangelici, radicali e nazionalisti fu marginale. Indipendentemente dalle convinzioni sulla società e la lotta di classe, il movimento operaio orientò la propria azione concreta verso la difesa degli interessi dei suoi membri in uno spirito riformista e senza contestare il sistema economico e sociale esistente.

Gli esordi del movimento operaio svizzero

Non è possibile risalire con precisione alle origini del movimento operaio sviz. (prima metà del XIX sec.) a causa dell'assenza di studi al proposito e della difficoltà di distinguere in questa fase iniziale le ass. degli operai dalle istituzioni corporative tradizionali. Ben prima della creazione di org. furono promosse azioni sporadiche a favore dell'aumento dei Salari, della riduzione del Tempo di lavoro e in generale del miglioramento delle condizioni lavorative. Fino alla metà del decennio 1860-70 si contarono una trentina di Scioperi, fra cui quelli scoppiati nelle fabbriche di indiane a Basilea nel 1794, nella filanda Hünerwadel a Niederlenz nel 1813 e nella ditta Trümpy, stamperia tessile nel cant. Glarona, nel 1837. Tali agitazioni furono più frequenti nelle piccole imprese nei settori della falegnameria, dell'edilizia e dell'orologeria e solo raramente si conclusero, come nel caso dei tipografi ginevrini nel 1850, con la stipulazione di convenzioni collettive. L'incendio di Uster (1832) fu la più impressionante manifestazione di luddismo dell'epoca.

Inizialmente le soc. di Mutuo soccorso, che aiutavano i propri membri in caso di malattia o indigenza, furono la forma più diffusa di org. operaia stabile. Questo tipo di ass. fu creato dopo la soppressione delle corporazioni, da cui per lo più traevano origine, in primo luogo fra operai qualificati come i tipografi (Aarau nel 1818, Zurigo nel 1819, Berna nel 1824, Lugano nel 1843) o gli orologiai, ma anche fra i sarti e i calzolai. Attorno a queste ass. si costituirono le prime forme di sindacati, strutture locali e assai fragili che spesso scomparivano a causa di un insuccesso o per la partenza di un abile organizzatore; le ass. costituitesi fra i calzolai (1832), i gioiellieri (1838) e i montatori di casse di orologio (1843) a Ginevra e fra i tipografi (1843) a Berna ne sono un esempio. D'altra parte, benché il diritto di associazione fosse garantito dalla Costituzione fed. del 1848, molti cant. vietarono l'associazionismo, ostacolando l'azione delle org. operaie fino agli anni 1860-70. La Federazione sviz. dei tipografi, costituitasi nel 1858 e aperta in un primo tempo anche ai titolari di stamperie, fu il primo sindacato nazionale.

Il diavolo e sua nonna con i simboli della reazione e del socialismo (1845). Caricatura di Johann Jakob Ulrich (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv).
Il diavolo e sua nonna con i simboli della reazione e del socialismo (1845). Caricatura di Johann Jakob Ulrich (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv). […]

Il socialismo rimase a lungo una corrente minoritaria del radicalismo di matrice borghese. Alcuni si interessarono delle teorie sociali di Etienne Cabet, Charles Fourier, Félicité de Lamennais, Pierre Joseph Proudhon e Louis Blanc, che tuttavia furono recepite solo in parte dalla maggioranza degli operai; nella Svizzera it. i principali referenti culturali furono tra gli altri Giuseppe Mazzini e più tardi Andrea Costa e Arturo Labriola. Il termine comunismo fu introdotto in Svizzera nel ventennio 1840-60; se i socialisti utopisti come Wilhelm Weitling, garzone di sartoria residente in Svizzera nel 1841-44, gli attribuirono una connotazione positiva, i conservatori lo utilizzarono per definire spregiativamente i radicali di sinistra. I concetti di Socialismo e Comunismo non si riferivano a gruppi distinti ed erano spesso confusi. Dall'inizio degli anni 1830-40 alcuni garzoni artigiani ted. fondarono in diverse città (fra cui Basilea, Berna, Bienne, Ginevra, San Gallo e Zurigo) delle ass. che promuovevano lo svago o la formazione ma anche la rigenerazione democratica e nazionale della Germania, come la Giovane Germania e la Giovane Europa, che entrò in declino nel 1850 in seguito all'arresto dei suoi capi a Morat e alle numerose esplusioni. Dopo l'ondata di espulsioni del 1834-36, queste org. conobbero un nuovo sviluppo all'inizio degli anni 1840-50 e dal 1848. Alcune, come la Soc. operaia ted., fondata a Basilea nel 1832, e l'ass. ted. per la formazione degli operai Eintracht, creata a Zurigo nel 1840, ebbero una notevole influenza in Svizzera anche dopo il 1900.

Verso un'organizzazione specifica

Dal 1843 la società del Grütli, fondata a Ginevra nel 1838, fu la prima org. stabile a livello nazionale. Nel 1851 contava 34 sezioni e 1282 membri, per lo più garzoni di sartoria, calzoleria e falegnameria. Il suo scopo principale, accanto all'organizzazione di incontri ricreativi e all'aiuto finanziario basato su casse di assistenza, era favorire l'ascesa sociale dei suoi membri attraverso la promozione della formazione.

Frontespizio del numero speciale del periodico Der Neue Postillon pubblicato per la festa centrale della Società del Grütli, tenutasi a Zurigo nel 1908 in occasione dei 70 anni della sua esistenza (Museo nazionale svizzero, Zurigo, documentazione).
Frontespizio del numero speciale del periodico Der Neue Postillon pubblicato per la festa centrale della Società del Grütli, tenutasi a Zurigo nel 1908 in occasione dei 70 anni della sua esistenza (Museo nazionale svizzero, Zurigo, documentazione). […]

Verso il 1850 Johann Jakob Treichler e Karl Bürkli a Zurigo, Pierre Coullery a Berna e Albert Galeer a Ginevra tentarono con scarso successo di creare delle org. operaie politiche. Coullery (1849), Treichler (1850) e Bürkli (1851) ne divennero i primi rappresentanti nei parlamenti cant. Il movimento operaio si sviluppò spec. tra il 1868 e il 1873, nello stesso periodo in cui si affermò anche il movimento democratico; in questi anni gli scioperi nell'industria edilizia ginevrina (1868-73) e dei tessitori basilesi di nastri (1868), che attirarono l'attenzione dell'opinione pubblica intern., segnarono l'apice di una fase di agitazioni senza precedenti. Creata nel 1864, l'Ass. intern. dei lavoratori (AIL, Internazionale) riuscì, a partire dalla sezione di Ginevra (fondata nel 1865), a riunire le forze disperse e a promuovere la formazione di nuove org. Nel 1868 l'AIL contava ca. 120 sezioni e 10'000 membri, di cui 3000-4000 a Ginevra e 3000 a Basilea. Dal 1871, con la fondazione della sezione di Onsernone, fu radicata anche nella classe operaia della Svizzera it. Si sviluppò per la prima volta una stampa operaia, con numerose ma effimere testate spesso a tiratura limitata (Tagwacht). La Soc. del Grütli, le soc. operaie ted. e la Federazione sviz. dei tipografi restarono ai margini dell'Internazionale, che scomparve presto, vittima dell'eterogeneità delle org. affiliate (dal circolo studentesco al sindacato e alle forme embrionali di partito), delle lotte intestine per l'egemonia, delle divergenze sulla strategia e la tattica, della concorrenza con il movimento democratico nella Svizzera orientale, delle rappresaglie e delle concessioni degli avversari. Malgrado non potesse prendere ad esempio la solidità delle strutture dell'AIL, il movimento operaio sviz. fu a lungo influenzato dal ricordo della sua azione. Nata nel 1871 da una scissione tra le sezioni dell'AIL della Svizzera franc., la Fédération jurassienne portò alla creazione dell'Internazionale federalista e antiautoritaria e divenne tra il 1873 e il 1877 un centro dell'Anarchismo intern.

Testata del periodico Der Neue Postillon, novembre 1905 (Museo nazionale svizzero, Zurigo, documentazione).
Testata del periodico Der Neue Postillon, novembre 1905 (Museo nazionale svizzero, Zurigo, documentazione). […]

Nella Svizzera it. lo sviluppo del movimento operaio, che prese avvio con la costruzione della galleria ferroviaria del Gottardo, fu più tardivo rispetto al resto della Conf. (solo dalla fine del XIX sec.) a causa dell'arretratezza economica della regione. Esso fu il risultato dell'influenza congiunta del movimento operaio sviz., rappresentato in particolare dalle sezioni di Bellinzona e Biasca della Soc. del Grütli, la cui influenza fu particolarmente forte tra i ferrovieri, e di quella preponderante del sindacalismo it., rappresentato in Ticino da numerosi rifugiati politici (fra cui Angiolo Cabrini) e spec. diffuso fra gli scalpellini. Il Lavoratore (1888-89) e L'Eco dell'Operaio (dal 1896) furono i primi periodici del movimento operaio in Ticino.

La diversità professionale, regionale, religiosa e sociale del mondo operaio rese difficile l'esistenza di estese org. come la prima Unione operaia svizzera (1873-80), che contò al massimo 5000-6000 sindacalisti e membri di ass. politiche o casse malattia; essa fu particolarmente attiva nella campagna in favore della legge sulle fabbriche del 1877. Accanto ai tipografi, anche diversi mestieri del settore orologiero, i sarti, i calzolai, i lattonieri, gli operai dell'industria del legno e i legatori crearono ass. nazionali, che furono però sfavorite dalla cattiva congiuntura economica, pure all'origine della forte diminuzione degli scioperi. In questo difficile contesto fallirono pure i tentativi di creare un Partito socialista (PS) in Svizzera (1870, 1880).

I primi socialisti erano convinti sostenitori del cooperativismo, la cui applicazione pratica incontrò tuttavia notevoli difficoltà. Una quarantina di cooperative di produzione (fra cui sarti, calzolai, falegnami, orologiai) conobbe verso la fine del decennio 1860-70 un periodo di effimera fioritura prima di scomparire in seguito alla crisi economica della fine degli anni 1870-80. Ebbero maggiore successo le cooperative di consumo, anche se le prime, create sotto forma di soc. anonime dalla fine del decennio 1830-40, non durarono a lungo. Spesso non furono promosse da esponenti del movimento operaio (come a Zurigo nel 1851), ma furono fondate da imprenditori o filantropi. I legami tra l'Unione sviz. delle cooperative di consumo (oggi Coop), creata nel 1890 e formata inizialmente da 43 ass., e il movimento operaio si allentarono progressivamente.

Organizzazioni e lotta di classe

Dalla metà del decennio 1880-90 si costituirono alcune org. stabili, il cui sviluppo fu poi favorito da un lungo ciclo di crescita economica. L'Unione sindacale svizzera (USS), fondata già nel 1880, contò fino alla fine del sec. meno aderenti delle Unioni operaie, le principali org. tra il decennio 1880-90 e la prima guerra mondiale. Accanto alla Federazione sviz. dei tipografi, furono create altre solide ass. centrali, come quelle fra i lavoratori del legno (1886), della metallurgia (1888) e del settore tessile (1903), fra gli impiegati delle amministrazioni com. e cant. (1905) e fra gli orologiai (1906/12). Si affermò pure un movimento operaio catt.; la Federazione delle ass. catt. degli uomini e degli operai, fondata nel 1888, si occupava nel contempo di questioni religiose, culturali e sociali. Stimolato dall'enciclica papale Rerum novarum e dai modelli ted., un decennio più tardi il Movimento cristiano-sociale si sviluppò a partire dall'Ass. degli operai cristiano-sociali, creata a San Gallo nel 1899, e trovò la sua maggiore espressione nei sindacati catt., fra cui ad esempio quelli dei lavoratori del legno (1901) e del metallo (1905), confluiti nel 1907 nella Federazione sviz. dei sindacati cristiano-sociali (dal 1921 Federazione svizzera dei sindacati cristiani, FSSC). Fino alla prima guerra mondiale gli stranieri, spec. i Tedeschi, ebbero un peso notevole nei sindacati liberi dell'area germanofona, mentre i sindacalisti it. ebbero a lungo una forte influenza nella Svizzera it.

Nastro commemorativo in seta del Primo maggio, 1893 (Gretlers Panoptikum zur Sozialgeschichte, Zurigo).
Nastro commemorativo in seta del Primo maggio, 1893 (Gretlers Panoptikum zur Sozialgeschichte, Zurigo). […]

I conflitti di lavoro si moltiplicarono dalla metà del decennio 1880-90. Tra il 1880 e il 1914 si contarono 2416 scioperi, di cui 540 nel biennio 1906-07, con 193 interventi di rilievo della polizia e 40 dell'esercito. Tra il 1902 e il 1912 scoppiarono pure dieci scioperi generali locali; i più estesi furono quelli di Ginevra (1902 e 1907) e Zurigo (1912). Tuttavia i contratti collettivi di lavoro restarono rari in Svizzera, dove gli scioperi furono particolarmente frequenti. Nel 1911 l'USS ottenne ca. 150 contratti collettivi di lavoro validi per 11'000 lavoratori. Dal 1890 il Primo maggio è una giornata di festa e di lotta per il movimento operaio. Le tensioni che agitavano il clima sociale rafforzarono, anche in seguito all'influenza dei teorici del movimento operaio ted., il concetto di lotta di classe e la diffusione del Marxismo, come testimoniano il programma del PS del 1904 e gli statuti dell'USS del 1906.

Nel 1887 alcuni sindacati, casse malattie, sezioni della Soc. del Grütli e ass. operaie (catt. e non) fondarono la Federazione operaia sviz., detta anche seconda Unione operaia sviz., che ebbe un certo credito nei dibattiti di politica sociale degli anni 1890-1900 e fu attiva spec. attraverso il segretariato operaio sviz.; sussidiato dalla Conf. e diretto da Herman Greulich, quest'ultimo - un'artificiale org. mantello - entrò in declino dopo il 1900 e si sciolse nel 1920. Le org. catt. ne uscirono nel 1918 per formare nel 1919 l'Unione cristiano-sociale dei lavoratori.

Sul piano politico verso la fine del XIX sec. il movimento operaio si distanziò sempre più dall'area radicale. Nel 1890 il PS, fondato nel 1888, ottenne il primo seggio in Consiglio nazionale. Dopo il difficile esordio, che segnò il ritardo accumulato sui partiti socialisti stranieri, nel 1901 il PS si unì alla Soc. del Grütli e conobbe fino alla prima guerra mondiale un considerevole sviluppo.

Nel XIX sec. gli uomini furono gli unici attori del movimento operaio; ad eccezione di alcune isolate azioni in favore di rivendicazioni salariali, le donne, quando erano presenti, furono relegate in posizioni subordinate. Dalle metà del decennio 1880-90 furono costituite alcune ass. di operaie, che si unirono nel 1890 nella Federazione svizzera delle lavoratrici per poi confluire nel PS verso la fine della prima guerra mondiale.

Copertina dell'opera di Robert Grimm Geschichte der Schweiz in ihren Klassenkämpfen, pubblicata nel 1920 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
Copertina dell'opera di Robert Grimm Geschichte der Schweiz in ihren Klassenkämpfen, pubblicata nel 1920 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna). […]

Dopo aver attraversato un periodo di forte crisi all'inizio della guerra, il movimento operaio si rianimò verso la fine del conflitto. Le disuguaglianze sociali, sempre più marcate, rafforzarono le correnti estremiste. Lenin, in esilio in Svizzera, ebbe però un'influenza marginale. Si affermò una nuova generazione guidata da esponenti come Charles Naine nella Svizzera franc., Guglielmo Canevascini nella Svizzera it. e Robert Grimm, figura di spicco di livello nazionale. Già nel 1917 scoppiarono agitazioni a Zurigo e La Chaux-de-Fonds e nello stesso anno il PS si oppose alla difesa nazionale militare. La rivoluzione di ottobre in Russia fu accolta con entusiasmo, ma non modificò gli scopi e i metodi del movimento operaio sviz.

Negli anni 1917-20 vi furono ben 829 agitazioni nel Paese, fra cui in primo luogo lo Sciopero generale. Molti sindacati ottennero allora, se non un contratto collettivo di lavoro, per lo meno un primo accordo per una riduzione del tempo di lavoro. La legge sulle fabbriche del 1919 introdusse la settimana di 48 ore. Nel 1919 l'intervento dell'esercito in occasione di uno sciopero generale a Basilea causò cinque morti. I sindacati liberi promossero una serie di fusioni e riforme strutturali che portarono alla creazione di ass. stabili, come nel 1915 la Federazione sviz. dei lavoratori metallurgici e orologiai (FLMO, poi Sindacato dell'industria, della costruzione e dei servizi; dal 2005 parte dell'Unia), la Federazione sviz. degli operai tessili (poi Federazione del personale dei tessili, della chimica e della carta, FTCC) e la Federazione sviz. dei lavoratori del commercio, dei trasporti e dell'alimentazione (FCTA), nel 1919 la Federazione sviz. dei ferrovieri (oggi Sindacato del personale dei trasporti), nel 1920 la Federazione sviz. del personale dei servizi pubblici e nel 1922 la Federazione sviz. dei lavoratori edili e del legno (FLEL, in seguito Sindacato edilizia e legno).

"Lotta ai licenziamenti", manifestazione di disoccupati il 6.1.1936 a Zurigo. Fotografia di Hans Staub (Fotostiftung Schweiz, Winterthur) © Fotostiftung Schweiz.
"Lotta ai licenziamenti", manifestazione di disoccupati il 6.1.1936 a Zurigo. Fotografia di Hans Staub (Fotostiftung Schweiz, Winterthur) © Fotostiftung Schweiz.

All'USS si affiancarono altre org. concorrenti, fra cui l'Unione svizzera dei sindacati autonomi (USSA, 1919), di orientamento radicale, e la Federazione svizzera dei salariati evangelici (1920). Dal 1917 la Federazione sviz. dei sindacati cristiano-sociali, che nel 1918 non appoggiò lo sciopero generale, acquisì notevole rilevanza. Dopo un breve periodo di crescita verso la fine della prima guerra mondiale, all'inizio del decennio 1920-30 i sindacati liberi subirono una forte flessione; una ripresa si ebbe solo attorno al 1935. Dopo aver accettato il divieto di sciopero inserito nel 1927 nella legge sull'ordinamento dei funzionari fed. e aver abrogato l'articolo sulla lotta di classe contenuto nel loro statuto, tentarono di ottenere dei contratti collettivi di lavoro con qualche successo nell'artigianato, ma invano nell'industria. L'accordo sulla pace del lavoro concluso nell'industria meccanica nel 1937 si limitava a regolare la soluzione dei conflitti. Il primo contratto collettivo di lavoro fu firmato nell'industria chimica solo nel 1945, ma in seguito il ricorso a tali convenzioni collettive si generalizzò rapidamente.

Nonostante la radicalizzazione del programma e delle posizioni sostenuti dal PS verso la fine della prima guerra mondiale, nel 1921 l'ala di sinistra si separò, fondando - con grande ritardo sugli altri Paesi - il Partito comunista (PC). Consolidatosi solo a Basilea, Zurigo e Sciaffusa, quest'ultimo fu proibito da numerosi cant. nel 1937 e dalla Conf. nel 1940. Il PS crebbe invece notevolmente fino a divenire nel 1928 il partito con il maggior numero di rappresentanti in Consiglio nazionale. La crisi economica dell'inizio del decennio 1930-40 ravvivò il clima di tensione che culminò nella sparatoria di Ginevra del 1932.

Primo maggio: alcune donne partecipano al corteo della festa del lavoro. Fotografia di Hans Staub, 1931 (Fotostiftung Schweiz, Winterthur) © Fotostiftung Schweiz.
Primo maggio: alcune donne partecipano al corteo della festa del lavoro. Fotografia di Hans Staub, 1931 (Fotostiftung Schweiz, Winterthur) © Fotostiftung Schweiz.

Dalla fine della prima guerra mondiale le donne ebbero per qualche tempo un ruolo di un certo rilievo e in alcuni casi di primo piano (Rosa Grimm, Rosa Bloch-Bollag) nel PS e nel PC. Tuttavia, se nel 1920 il 19% dei membri dell'USS erano donne, nel 1940 lo erano solo il 9%; la crisi degli anni 1930-40 favorì il ritorno all'immagine tradizionale della donna anche nel movimento operaio.

Partenariato sociale e integrazione politica

Le principali org. operaie, di fronte alla minaccia fascista presente a loro avviso anche nella Conf. adottarono un orientamento più moderato; il congresso del PS del 1935 approvò la difesa nazionale, mentre l'anno seguente fu inaugurato il Movimento delle linee direttrici. Solo verso la fine del 1943, dopo la svolta nella guerra, la maggioranza borghese dell'Assemblea fed. elesse Ernst Nobs al Consiglio fed.; furono quindi soddisfatte le rivendicazioni del PS, che dal 1929 chiedeva un seggio nel governo sviz. Una parte dell'ala socialista di sinistra, numerosi comunisti passati alla clandestinità e molti indipendenti fondarono nel 1944 il Partito del lavoro (PdL), che nei primi anni, caratterizzati da importanti successi, non fu un mero successore del PC.

Dopo un'ultima ondata di scioperi (147 nel 1945-48), dal 1950 si affermò ampiamente la Pace del lavoro. Grazie all'alta congiuntura gli operai sviz. acquisirono in genere un tenore di vita insperato nei decenni precedenti e si riconobbero sempre più nel ceto impiegatizio, accedendo quindi, a scapito dei numerosi lavoratori stranieri, a uno statuto sociale più elevato, che indebolì la loro coscienza di classe. Il numero degli iscritti ai sindacati liberi aumentò fortemente durante la guerra e fino alla metà degli anni 1960-70, poi stagnò salvo una ripresa durante la crisi del decennio 1970-80. Il numero degli aderenti ai sindacati cristiani aumentò fino alla metà degli anni 1970-80 e in seguito si stabilizzò. Il frazionamento politico, sociale e professionale persistette. Il PS raggiunse il più alto numero di iscritti nel 1961 e nel 1963 ottenne per l'ultima volta i voti di più di un quarto dell'elettorato. Il PdL perse membri e influenza dall'inizio della Guerra fredda e nel corso del decennio 1950-60 si appiattì su vecchie posizioni comuniste. Le soc. operaie si disgregarono a tutti i livelli; negli anni 1960-70 si separarono dal movimento operaio, cambiando nomi e statuti. Le utopie persero il loro fascino, salvo durante il breve periodo in cui si affermò la Nuova sinistra (decennio 1960-70). D'altra parte la logica della democrazia consociativa fu ampiamente assimilata dal PS e dall'USS.

A differenza del periodo precedente al 1914, i lavoratori stranieri restarono ai margini del movimento operaio. Rivendicando con insistenza una restrizione della libertà di domicilio, l'USS e il PS favorirono l'infiltrarsi di correnti xenofobe fra i propri membri. L'USS, che nel 1972 contava solo l'8,3% di donne fra i suoi aderenti, riuscì in seguito ad accrescere leggermente la presenza femminile al suo interno. Dopo la concessione del diritto di voto e di eleggibilità alle donne, il PS si aprì a loro più di altri partiti. Radicato da tempo fra gli impiegati, nel programma del 1959 quest'ultimo non si definì più come partito di classe, ma come partito popolare. I sindacati tentarono invece con scarso successo di guadagnare adesioni nel ceto impiegatizio, tra l'altro eliminando il riferimento agli operai dalle loro denominazioni (come ad esempio nei casi della FTCC nel 1963, della FLMO nel 1972 e del SEL nel 1974). In un primo tempo - ma il suo atteggiamento cambiò verso la fine degli anni 1970-80 - il movimento operaio prese le distanze dai nuovi Movimenti sociali della fine del decennio 1960-70 e dalle loro rivendicazioni antimilitariste, terzomondiste e femministe, perdendo così consensi fra i giovani. Alcune nuove ass., come le Organizzazioni progressiste (POCH) e la Lega marxista rivoluzionaria (Partito socialista dei lavoratori), si considerarono allora le eredi della tradizione operaia, nonostante la loro base fosse di estrazione sociale diversa. La crisi economica degli anni 1970-80 favorì una breve ripresa delle org. operaie tradizionali. Alle soglie del XXI sec. si è accentuato il mutamento del movimento operaio in direzione di un movimento degli impiegati. Nei sindacati sono stati in larga misura superati gli steccati ideologici e le differenze legate all'estrazione sociale. Questa tendenza è divenuta particolarmente evidente nel 2002 in occasione della fusione della Federazione delle soc. sviz. degli impiegati (FSI) con la Federazione sviz. dei sindacati cristiani (FSSC), un tempo di orientamento catt., per dare vita alla nuova org. mantello Travail.Suisse, o nell'adesione di diverse org. di impiegati all'Unione sindacale sviz. All'interno delle org. mantello le ass. professionali e industriali si sono raggruppate, formando soc. più grandi (Unia). Org. un tempo di stampo borghese, come quelle degli insegnanti, dal profilo strutturale si sono avvicinate maggiormente ai sindacati e non hanno avuto timore a ricorrere anche a scioperi. Nei sindacati gli stranieri e le donne hanno acquisito notevole importanza a tutti i livelli. Dalla metà degli anni 1990-2000 gli scioperi sono divenuti inoltre molto più frequenti. Nello stesso periodo il PS ha perso il suo radicamento negli strati più bassi della classe operaia. Le ass. operaie intese come org. legate a un determinato ambiente sono quasi completamente scomparse. Il contatto con le cooperative abitative è stato mantenuto, mentre sono cessati i rapporti con il restante movimento cooperativo, in particolare con le soc. di consumo, unite nella cooperativa unica Coop.

Riferimenti bibliografici

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Link

Suggerimento di citazione

Bernard Degen: "Movimento operaio", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 24.02.2014(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/016479/2014-02-24/, consultato il 28.03.2024.