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Caricatura

San Giorgio mentre abbatte il drago. Disegno a penna realizzato da Urs Graf, 1519 (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett).
San Giorgio mentre abbatte il drago. Disegno a penna realizzato da Urs Graf, 1519 (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett). […]

La caricatura, nel senso stretto del termine, è intimamente legata alla storia dell'incisione. In Svizzera, come ovunque in Europa, ebbe origine dalla tradizione medievale del grottesco e fece ricorso ai procedimenti dell'emblematica; il suo sviluppo si inserì nell'ambito del pamphlet politico e religioso, a sua volta stimolato dalla rinascita intellettuale che caratterizzò la fine del XV sec. Fu a Basilea, uno dei centri dell'Umanesimo, che venne pubblicata la celebre opera satirica di Sebastian Brant, La nave dei pazzi (1494), illustrata da più di 100 incisioni che fustigano la vanità e la follia umane. La figura del folle divenne un elemento cardine dell'iconografia satirica, in particolare grazie alla popolarità raggiunta dall'Elogio della pazzia di Erasmo (Basilea, 1515). Urs Graf e Hans Holbein il Giovane, le due prime grandi personalità legate alla caricatura sviz., rivitalizzarono la vena carnevalesca che percorreva l'iconografia della danza dei morti e del mondo alla rovescia.

Nel XVI sec., la silografia divenne strumento delle dispute confessionali. Per suscitare forti impressioni sulle folle illetterate, i partigiani della Riforma non esitarono a utilizzare i registri più estremi dell'infernale, dello scatologico, del sessuale o del mostruoso. Questa iconografia rif. militante, prodotta a Basilea, Ginevra o Zurigo e il più delle volte anonima, ebbe un temibile avversario nella persona di Thomas Murner, un francescano residente a Lucerna; più in generale, la censura venne rapidamente introdotta per controllare gli abusi e per evitare i conflitti religiosi intercant. A ciò si aggiunsero le pressioni politiche dei potenti Stati vicini, in particolare della Francia, che resero il XVII sec. uno dei momenti più poveri nella storia della caricatura elvetica.

L'Illuminismo, lo sviluppo dell'illustrazione e della tecnica dell'acquaforte, e poi soprattutto la Rivoluzione, furono invece all'origine alla caricatura moderna (l'uso dei termini franc. e ted., risp. caricature e Karikatur, mutuati dall'originale it. caricatura o carico/esagerazione, si diffuse in quest'epoca). Il genere fiorì negli ambienti conservatori delle città e in quelli privati o semiprivati delle soc. di artisti, in particolare a Zurigo con Johann Martin e Paul Usteri, Heinrich Meyer o David Hess; quest'ultimo firmava occasionalmente le sue caricature con il nome di “Gillray” (con evidente richiamo al caricaturista inglese James Gillray), segnalando in tal modo l'importanza dei modelli d'oltremanica. Balthasar Anton Dunker a Berna, Abram-Louis Girardet a Neuchâtel o Wolfgang-Adam Töpffer, il cosiddetto “Hogarth di Ginevra” (in riferimento a William Hogarth), scelsero come soggetto soprattutto gli effetti dell'ideologia rivoluzionaria e del dominio franc., e utilizzarono ampiamente il registro allegorico o fiabesco.

Un parapiglia (1848). Acquerello di Hieronymus Hess (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett; fotografia Martin Bühler).
Un parapiglia (1848). Acquerello di Hieronymus Hess (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett; fotografia Martin Bühler). […]

Nel XIX sec., i progressi dell'incisione (litografia e poi zincografia), il successo della fisiognomica, i nuovi sviluppi delle scienze naturali e spec. l'influenza dei disegnatori franc. (Grandville, Honoré Daumier) segnarono l'opera dei principali caricaturisti: Martin Disteli, Johann Jakob Ulrich, Hieronymus Hess o Heinrich von Arx. A partire dalla Rigenerazione, l'allargamento delle maglie della censura favorì il moltiplicarsi degli album (sul modello dei racconti a vignette di Rodolphe Töpffer) e dei periodici illustrati, il più delle volte di orientamento progressista. Le caricature tendevano a proporre determinati tipi sociali (il contadino, l'artista, il borghese, ecc.), a raffigurare i conflitti che percorrevano la vita conf. (per esempio la scissione del cant. di Basilea, l'affare dei gesuiti, il Kulturkampf) e a riecheggiare le lotte politiche locali; erano inoltre particolarmente sensibili alla politica condotta dai potenti vicini (la Francia di Napoleone III, la Germania di Bismarck), che per parte loro esercitavano pressioni diplomatiche sulla produzione pamphlettistica illustrata. Dall'adozione della Costituzione fed. del 1848, la Conf. non ha mai più introdotto la censura preventiva, neppure durante le due guerre mondiali, durante le quali furono comunque in vigore severe misure repressive. L'intensità dell'attualità politica ha sempre avuto ripercussioni sulla produzione caricaturale sviz., che non ha un'identità specificamente nazionale, riflettendo piuttosto le diverse identità. Di fatto, i periodi di crisi, ad esempio quelli segnati dalle tensioni sociali (anni '30) o dal dibattito sull'integrazione europea, sono stati tra i più favorevoli all'iconografia satirica.

"Lezioni di disegno. 'Ancora un po' più gentile, se non le dispiace'". Caricatura di Gregor Rabinovitch pubblicata sul Nebelspalter, 1938, n. 46 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna; e-periodica).
"Lezioni di disegno. 'Ancora un po' più gentile, se non le dispiace'". Caricatura di Gregor Rabinovitch pubblicata sul Nebelspalter, 1938, n. 46 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna; e-periodica). […]

Dalla fine del XIX sec. la pratica della caricatura tese a specializzarsi. I caricaturisti “dilettanti” di un tempo vennero sostituiti da vere e proprie figure di artisti, per i quali il disegno satirico rappresentava sia un'attività accessoria o temporanea che una professione a tutti gli effetti. Alcuni (come Felix Vallotton e Théophile Alexandre Steinlen) collaborarono a periodici stranieri o a giornali sviz. quali il Nebelspalter (fondato nel 1875). Il suo redattore-illustratore, Carl Böckli, alias Bö, divenne nel periodo tra le due guerre uno dei grandi professionisti della caricatura insieme ai colleghi Fritz Boscovits, Heinrich Danioth o Albert Lindegger (Lindi). Grazie soprattutto all'insediamento della Soc. delle Nazioni a Ginevra, la caricatura si è avvicinata al giornalismo per dare una descrizione visiva delle conferenze intern. Da allora, che si definiscano disegnatori per la stampa, cartoonist o illustratori, i caricaturisti sviz. hanno lavorato nella maggior parte dei casi per i quotidiani. Negli ultimi anni, il moltiplicarsi di festival e di mostre collettive in cui essi hanno occasione di presentare le loro opere originali, è stato indice di un risveglio di interesse per un genere e una pratica al contempo artistica e giornalistica.

Riferimenti bibliografici

  • J. Grand-Carteret, Les mœurs et la caricature en Allemagne, en Autriche, en Suisse, 1885
  • E. Fuchs, Die Karikatur der europäischen Völker vom Altertum bis zur Neuzeit, 1901-1903, 409-417
  • D. Burckhardt-Werthemann, Die politische Karikatur des alten Basel, 1903
  • 1291 e una notte: miti e realtà della Confederazione, cat. mostra Berna, 1991
  • P. Kaenel, «Pour une histoire de la caricature en Suisse», in NMS, 1991, 403-442
  • P. Kaenel (a cura di), 1848: il crocevia svizzero. Il potere delle immagini, 1998
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Suggerimento di citazione

Philippe Kaenel: "Caricatura", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 09.09.2010(traduzione dal francese). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/015855/2010-09-09/, consultato il 29.03.2024.