de fr it

Basileaprincipato vescovile

Il principato vescovile di Basilea era costituito dall'insieme dei territori posti sotto l'autorità temporale del vescovo di Basilea; la diocesi di Basilea era invece la circoscrizione ecclesiastica in cui lo stesso vescovo esercitava la propria giurisdizione spirituale. I confini del principato vescovile e la natura dell'autorità temporale del vescovo subirono notevoli variazioni: già prima del 1500 il vescovo perse la città di Basilea, una parte importante dell'odierno cantone di Basilea Campagna e piccole porzioni di territorio solettese. Nella prima epoca moderna il principato vescovile comprendeva l'odierno canton Giura, il Giura bernese, parti di Basilea Campagna (Birseck, Laufen) e una enclave nella Brisgovia (Schliengen). Alcune zone delle terre del principato dipendevano sul piano spirituale dalle diocesi di Besançon, Losanna e Costanza. Il sud, che aveva adottato la Riforma, apparteneva al territorio della Confederazione. I soggetti del principato erano in parte germanofoni, in parte francofoni. Il principe vescovo era principe dell'Impero e allo stesso tempo, dal 1579, alleato dei cantoni cattolici.

Medioevo

Formazione e storia politica

La donazione del 999

La cattedrale di Basilea fu, fino alla Riforma, il nucleo del principato retto dal vescovo. Nel 999 l'ultimo re di Borgogna, Rodolfo III, donò al principato vescovile l'abbazia di Moutier-Grandval con tutte le sue proprietà, al fine di accrescere la potenza temporale dell'episcopatus Basiliensis. Stabilmente insediata nell'alta valle della Birsa, l'abbazia possedeva molte terre sparse fra il lago di Bienne e l'Alsazia; il vescovo, la cui autorità temporale era limitata alla città di Basilea, si trovò così in possesso di beni importanti.

L'epoca delle donazioni imperiali (1000-1100)

Nel 1032, alla morte di Rodolfo III, Basilea e i territori giurassiani furono incorporati al Sacro Romano Impero. Divenuto vassallo dell'imperatore, che lo designava e gli dava in feudo i diritti di regalia, il vescovo esercitava tali diritti in tutti i possedimenti della cattedrale (Kirchensystem degli ottoniani e dei salii). Per oltre un secolo la Chiesa basilese beneficiò della generosità imperiale, acquisendo proprietà diversificate e situate a grande distanza le une dalle altre: nel 1041, ad esempio, Enrico III cedette la vasta contea di Augst (Augstgau), alle porte di Basilea, che si estendeva dal Reno all'Aar, a cavallo della catena del Giura oltre i confini del Sisgau. La fedeltà del vescovo alla causa imperiale durante la lotta delle investiture venne premiata: nel 1080 Enrico IV gli cedette la contea di Härkingen (nel Buchsgau, fra l'Aar e il Giura), nel 1084 il castello e il feudo di Ribeaupierre (Rappoltstein), in Alsazia, e nel 1095 l'abbazia di Pfäfers, nella Rezia. A partire dalla metà dell'XI secolo, la donazione del 999 fece da base per la politica espansionistica del principato in territorio giurassiano.

L'assestamento del principato nell'arco giurassiano (1100-1179)

Fra il 1096 e il 1120 i principi vescovi basilesi riuscirono a imporre il loro potere temporale e spirituale sull'abbazia di Saint-Ursanne, che dipendeva dalla diocesi di Besançon e di cui auspicavano il possesso fin dal 1053. Questa acquisizione rafforzò la loro influenza nelle valli giurassiane. Nonostante il concordato di Worms (1122), i vescovi di Basilea continuarono a essere designati dall'imperatore per tutto il XII secolo; il principato risentì sensibilmente del processo di feudalizzazione legato al declino dell'autorità centrale. Conti, vassalli della cattedrale basilese e avogadri di grandi chiese eressero castelli in pietra e assunsero al proprio servizio uomini esperti nel combattimento; questi nobili favorirono gli insediamenti monastici fondati all'inizio del XII secolo, in particolare a Lucelle (1124) e a Bellelay (1140), che si svilupparono rapidamente. Nel XII secolo i vescovi di Basilea dovettero rinunciare a determinate pretese su ricche chiese in territori lontani (Foresta Nera, Rezia e Alsazia); alla fine del secolo la cattedrale di Basilea aveva già perso, in pratica, i suoi antichi possedimenti in Alsazia e nei territori al di là del Reno, mentre alla fine del Medioevo dei suoi possedimenti sulla riva destra del fiume sarebbe rimasta solo la signoria di Schliengen, da cui dipendeva il villaggio di Istein. Dando prova di realismo, i vescovi concentrarono i loro sforzi sull'arco giurassiano, in gran parte francofono e denso di istituti religiosi; beni e diritti di questi ultimi furono confermati da papa Alessandro III nel 1179.

Il principato vescovile all'apogeo della sua potenza (1179-1324)

Calice di argento dorato di Gottfried von Eptingen proveniente dal tesoro della cattedrale di Basilea (Historisches Museum Basel, Inv. 1882.84).
Calice di argento dorato di Gottfried von Eptingen proveniente dal tesoro della cattedrale di Basilea (Historisches Museum Basel, Inv. 1882.84). […]

Nel XIII secolo il potere imperiale si indebolì; l'elezione del vescovo di Basilea passò al capitolo cattedrale. Il sistema feudale venne scosso dal nuovo valore del denaro: la nobiltà legata unicamente alle rendite fondiarie si trovò in difficoltà finanziarie. Divenuti ricchi grazie alle loro proprietà nell'alto Reno, i principi vescovi poterono acquistare signorie e vari diritti, rafforzando così il proprio potere. Parecchi signori feudali dovettero cedere in pegno i propri beni ai principi: Berthold de Neuchâtel, per esempio, trasmise nel 1234 al vescovo il diritto di avogadria sulla città di Bienne. Anche alcune chiese vendettero possedimenti alla cattedrale basilese, che in tal modo acquistò Arlesheim dalla badessa del Mont-Sainte-Odile (in Alsazia). Nel 1241 il signore di Asuel donò le sue proprietà alla cattedrale di Basilea, che si aprì così un varco in direzione dell'Ajoie. Nella valle della Suze i domini episcopali si accrebbero quando Otton d'Arguel (o Erguel), nel 1264, cedette il suo diritto di avogadria al vescovo Henri de Neuchâtel. Un vicino fra i più potenti del principato, il conte von Pfirt, nel 1271 rinunciò a tutti i suoi beni a favore della Chiesa basilese, da cui li riebbe immediatamente sotto forma di feudi oblati; con questa operazione il vescovo ottenne l'avogadria della valle di Delémont. Nel 1280 l'incertezza politica sulle giurisdizioni di Bure e dell'Ajoie provocò un conflitto aperto fra il vescovo, sostenuto militarmente dall'imperatore Rodolfo, e Rinaldo di Borgogna, conte di Montbéliard; il primo, vincitore a Porrentruy nel 1283, prese possesso della città e dell'Ajoie. Nel 1296, la vittoria del conte di Neuchâtel sulle truppe vescovili a Coffrane segnò invece una battuta d'arresto per il principato basilese, i cui confini da allora furono fissati sul lago di Bienne all'altezza di La Neuveville, cittadina fondata verso il 1310 per iniziativa del vescovo Gérard de Vuippens. A nord della catena del Giura, ma in terra germanofona, si aprirono alla cattedrale basilese ulteriori prospettive di espansione quando, nel 1305, cercò di acquistare le signorie di Liestal, Neu-Homburg e Waldenburg per 2100 marchi d'argento, somma che l'imperatore Alberto I, molto interessato a quelle terre, non era riuscito a raccogliere. Tuttavia, l'acquisto non andò in porto perché Alberto, contrariato per non aver potuto egli stesso acquistare quelle terre, non volle concedere l'investitura al vescovo Othon de Grandson. Per consolidare la propria autorità rispetto alla nobiltà, i principi vescovi di Basilea favorirono, nelle città del principato, l'affermarsi delle diverse cittadinanze: Bienne (1275), Porrentruy (1283), Delémont (1289), Laufen (1296), La Neuveville (1312) e Saint-Ursanne (1338).

All'inizio del XIV secolo il principato era all'apogeo della potenza; da La Neuveville a Ferrette, l'autorità temporale dei vescovi si estendeva su territori francofoni e germanofoni che facevano capo, oltre che alla diocesi di Basilea, a quelle di Losanna, Besançon e Costanza.

Difficoltà politiche (1324-1404)

Nel XIV secolo il principato, in difficoltà finanziarie, fu soggetto alle pressioni congiunte dei nemici esterni e degli avversari interni, cioè le città, che cercavano di affrancarsi dalla sua tutela. I primi a trarre profitto da questa debolezza furono gli Asburgo: alla morte dell'ultimo conte von Pfirt (1324), sua figlia sposò Alberto d'Austria; la contea, che sarebbe dovuta ritornare al vescovo di Basilea, finì invece all'Austria. Poiché la cattedrale disponeva di risorse finanziarie sempre minori, la cittadinanza basilese acquisì progressivamente tutti i diritti di signoria e, a scapito del principato, un retroterra in direzione dei cantoni confederati. Questa politica di emancipazione suscitò l'ostilità della nobiltà, che per contrastare un processo che sarebbe stato fatale all'autorità episcopale, si avvicinò all'Austria. Per evitare la decadenza definitiva del principato, il vescovo Jean de Vienne (in carica dal 1365 al 1382) volle rompere la comborghesia che univa Bernesi e Biennesi dal 1352; nel 1367, però, fu sconfitto militarmente a Malleray. Sostituendo il proprio influsso a quello di Berna nella fascia meridionale del principato, la città di Bienne ottenne il diritto di reclutare truppe nell'Erguel e nel 1335 firmò un patto di comborghesia con il capitolo di Saint-Imier; nel 1404 Bellelay e Saint-Imier si posero sotto la protezione solettese, indebolendo l'autorità del vescovo in buona parte del suo territorio.

Il ridimensionamento della potenza (1376-1422)

La situazione era tanto più grave in quanto la Chiesa basilese, in mancanza di risorse sufficienti, dovette dare in pegno intere signorie: così avvenne nel 1376 per la prepositura di Saint-Ursanne, per Chauvilliers e per la Montagne de Muriaux. Nel 1386 furono vendute Porrentruy e l'Ajoie, con diritto di riscatto al conte di Montbéliard; il castello di Soyhières passò invece ai signori de Neufchâtel, della Franca Contea, che così estesero il loro influsso fino a Laufen (1388). La città, il castello e la signoria di Delémont furono dati in pegno ai cittadini di Basilea (1389). Alla fine del XIV secolo, per salvare il principato dalla piena rovina, il capitolo cattedrale ne affidò le sorti a Thiébaud VI de Neufchâtel, che fece nominare vescovo suo figlio Humbert. Per stabilizzare la situazione finanziaria questi dovette vendere alla città di Basilea tutti i diritti di signoria che il principato deteneva nel Sisgau (1400); nel 1422, quando il vescovo Hartmann Münch von Münchenstein rassegnò le dimissioni, il principato era praticamente del tutto disgregato.

I limiti della ripresa (1423-1528)

Nel corso del XV secolo, grazie all'azione di vescovi energici, alcuni dei possedimenti che in passato erano stati persi, tornarono a far parte del principato, soprattutto nella parte francofona del Giura. Johann von Fleckenstein cercò di riconquistare Saint-Ursanne e Roche d'Or opponendosi ai signori de Neufchâtel; dopo la sua vittoria su Thiébaud VIII (1425), tutta la castellania di Saint-Ursanne ritornò al principato. Nel 1434 lo stesso vescovo costrinse gli abitanti della castellania di Delémont e della prepositura di Moutier-Grandval a rompere il loro patto di comborghesia con la città di Basilea; nel 1427, tuttavia, aveva dovuto cedere a Berna e Soletta il langraviato del Buchsgau. Nel 1486, Kaspar zu Rhein non poté evitare che Berna imponesse un patto di comborghesia alla prepositura di Moutier-Grandval. A partire dagli anni 1440 una gestione migliore delle entrate finanziarie, unita alle prime imposizioni fiscali di concezione moderna, permise di estinguere i debiti che sottraevano intere signorie all'autorità del principe. Johann von Venningen riuscì nel 1461 a riacquistare Porrentruy e l'Ajoie grazie a consistenti contribuzioni dei suoi sudditi giurassiani. Dopo le guerre di Borgogna (1474-1477), nel 1478 il principato poté annettere Damvant, Grandfontaine e Réclère, villaggi dell'Ajoie in cui l'autorità vescovile in precedenza non aveva potuto solidamente affermarsi, e il feudo di Franquemont, sul Doubs.

Allo scoppio della guerra di Svevia nel 1499, il principato era praticamente diviso in tre parti: Basilea e Sisgau, dove il potere era di fatto esercitato dal Consiglio cittadino; le città e le signorie delle fasce meridionali, da Moutier a La Neuveville, dove i legami con Berna e Soletta erano stretti al punto da impedire l'esercizio pieno dell'autorità episcopale; il principato "utile", da Franquemont a Laufen, l'unica parte del territorio soggetta all'esclusiva signoria del vescovo. L'ingresso nel 1501 della città di Basilea nella Confederazione sancì di fatto questa ripartizione abbozzata già nel XIV secolo e poi rafforzata dalla Riforma. Nel 1528 il vescovo scelse ufficialmente Porrentruy quale città di residenza nei baliaggi meridionali, passati alla Riforma, che appartenevano ormai alle zone di influenza della Confederazione; l'effettivo potere del vescovo divenne ancora più debole che alla fine del Medioevo.

Economia

L'economia del principato – regione rurale, molto montagnosa, a bassa densità demografica – mirava a una produzione autosufficiente. Solo la città di Basilea, il cui potere economico si estendeva oltre i confini del principato e della diocesi, aveva un influsso positivo nella vita economica regionale e permetteva l'inserimento del territorio vescovile nel quadro degli scambi internazionali; la sua moneta era d'uso corrente dai Vosgi all'Aar e dal Doubs alla Foresta Nera. Le cittadine delle valli giurassiane avevano invece un'importanza molto limitata, con una popolazione dedita ancora all'agricoltura, alla viticoltura e all'artigianato; l'ambito economico nel quale si muovevano coincideva spesso con i confini dei baliaggi di cui erano capoluogo. Delémont, capoluogo della castellania, era anche l'unica città della sua valle; la situazione era analoga anche per altri centri, ad esempio Porrentruy rispetto all'Ajoie e Saint-Ursanne rispetto alla prepositura. Le campagne, essenzialmente agricole (viticole in riva al lago di Bienne), smerciavano, fin dalla fine del XIII secolo, i loro prodotti nei mercati e nelle fiere delle città. Il minerale di ferro pisolitico veniva estratto e lavorato in bassi forni già nell'epoca romana. La presenza di questo minerale rendeva le regioni di Delémont e di Moutier appetibili; la sua produzione era sufficiente per essere esportata – probabilmente sull'Altopiano – durante tutto l'alto Medioevo e fino al XIV secolo, quando per impulso dei principi vescovi venne introdotto progressivamente l'altoforno.

I prodotti del Giura, se non venivano consumati sul posto, erano esportati a Basilea; in termini di valore, il primo prodotto rurale di esportazione era indiscutibilmente il legname, fatto fluitare sulla Birsa e utilizzato dall'edilizia basilese. I macellai della città renana, inoltre, compravano ovini e bovini per rivenderli alla popolazione di Basilea o a mercanti alsaziani. Tra le merci vendute a Basilea vi erano i fitti tessuti delle valli giurassiane e, in misura minore, la produzione lattiera (burro, formaggi di Bellelay e di Delémont). I commercianti della regione interna del principato comperavano soprattutto stoffe, cereali e vini da rivendere alle fiere delle loro cittadine. La natura di questi scambi indica che le campagne del principato avevano un basso grado di specializzazione sia in campo artigianale sia agricolo. L'influenza economica della città di Basilea sul resto del principato, unita alla dominazione politica della corte episcopale, aumentò nel corso del Medioevo. Questa dipendenza commerciale e finanziaria, facilitata dall'uso di un'unica moneta, spiega in parte l'importanza dell'elemento "giurassiano" fra coloro che, come Thiébaud Mérian di Courroux nel 1498, ottennero la cittadinanza basilese. Se il potere temporale dei vescovi variava da una castellania all'altra, quello economico della città di Basilea si faceva sentire nell'intero principato, dalla città di Bienne al più modesto villaggio dell'Ajoie.

Vita culturale e religiosa

Durante il Medioevo la vita culturale del territorio vescovile (salvo la città di Basilea, qui non trattata) era legata in modo naturale alla vita religiosa. L'Ajoie deve all'influsso della Franca Contea e della giurisdizione ecclesiastica di Besançon il fatto di possedere le carte più antiche della Svizzera in lingua francese (la prima è del 1244). La rete delle parrocchie, fissata essenzialmente prima del XII secolo, venne completata nelle Franches-Montagnes soltanto nell'epoca moderna. Nel principato medievale spiccavano gli istituti religiosi, notevoli sia per numero sia per importanza. Saint-Imier, Saint-Ursanne e il più famoso Moutier-Grandval risalgono al VII secolo. I primi due, formati in origine da pochi eremiti, accolsero in seguito comunità monastiche. Moutier-Grandval, fondato dall'abbazia di Luxeuil, ha una storia poco nota ma fu sicuramente un monastero molto ricco, che, dall'VIII secolo al 999, anno della donazione al vescovo di Basilea, godette dell'immunità ecclesiastica. Queste tre case benedettine furono – in circostanze ignote – trasformate in collegiate tra la fine dell'XI secolo e il 1120, un po' più tardi nel caso di Saint-Imier. Nella prima metà del XII secolo le nuove idee monastiche provenienti dalla Borgogna suscitarono un'altra ondata di fondazioni; nel 1124, ad esempio, fu creata l'abbazia cistercense di Lucelle, filiale di Bellevaux e destinata a un radioso avvenire. Bellelay, abbazia di canonici regolari premostratensi, venne fondata verso il 1140 dal monastero del Lac de Joux, su ispirazione del vescovo basilese. Bellelay fondò a sua volta, alla fine del XII secolo, un priorato nell'Ajoie (a Grandgourt), mentre Lucelle creò filiali al di fuori del territorio vescovile. Nel corso del XIV e del XV secolo il principato risentì fortemente dell'effetto dei diversi scismi. Parallelamente allo sviluppo urbano nella regione e in risposta ai bisogni dei fedeli, sorsero ospedali e confraternite religiose. In generale i vescovi stentavano a controllare il clero, dalle qualità mediocri, mentre gli istituti religiosi vivevano un periodo di difficoltà economica e spirituale.

Per quanto concerne l'istruzione, pochi documenti menzionano l'eventuale esistenza di scuole, in particolare abbaziali; nessuno scriptorium è attestato con certezza. Va però segnalato che Iso, celebre monaco di San Gallo, morì a Moutier nell'871. A partire dal XIII e dal XIV secolo, sorsero nelle città scuole aperte ai laici. Gli oggetti d'arte erano soprattutto di provenienza estera, come ad esempio la celebre Bibbia di Moutier-Grandval, opera dei copisti di Tours. In questo senso le zone di influenza principali erano la Borgogna, l'Alsazia, la Svevia e la città di Basilea. La chiesa di Courchavon conserva una statua della Vergine di notevole fattura risalente alla fine del XIII secolo, la più antica conservata in Svizzera; la statuaria tre-quattrocentesca è inoltre ben rappresentata nelle chiese della regione. Sul piano architettonico, senza allestire un catalogo completo, vanno segnalati almeno tra i monumenti romanici, le abbaziali di Saint-Ursanne (con ricche sculture) e di Saint-Imier, le chiese di Chalières (con affreschi dell'XI secolo) e di Courtelary, la "chiesa bianca" di La Neuveville e la torre Réfous di Porrentruy. Le chiese di S. Pietro a Porrentruy e di S. Benedetto a Bienne (con vetrate del XV secolo), i castelli di Zwingen, Delémont (Vorbourg) e La Neuveville (Schlossberg), conservano belle vestigia dell'epoca gotica.

Epoca moderna

Storia politica

Il XVI secolo e il vescovo Blarer

Il XVI secolo, scosso da turbolenze, vide nascere lo Stato moderno. Divenuta cantone svizzero, la città di Basilea si affrancò nel 1501 dall'autorità temporale del vescovo, a cui poi la Riforma sottrasse anche l'autorità spirituale nel 1529. Dal 1528 Porrentruy, nella diocesi di Besançon, divenne la nuova capitale del principato. Da allora, il vescovo non solo risiedeva fuori della propria diocesi, ma il capitolo cattedrale e il tribunale vescovile si stabilirono rispettivamente a Friburgo in Brisgovia (nella diocesi di Costanza) e ad Altkirch, in Alsazia. Oltre a rompere l'unità confessionale, l'adozione della Riforma nelle zone meridionali indebolì l'autorità del principe vescovo sui suoi sudditi; a queste difficoltà si aggiunsero disordini sociali e crisi finanziarie croniche. Durante la guerra dei contadini del 1525, le abbazie di Beinwil e di Lucelle subirono saccheggi; la rivolta fu però di breve durata. Dopo la morte di Philipp von Gundelsheim, avvenuta nel febbraio del 1552, il capitolo cattedrale si fece prestare 14'000 lire da Bienne, offrendo in contropartita l'amministrazione dell'Erguel. Tuttavia la popolazione dell'Erguel si ribellò, ottenendo l'appoggio dei Solettesi, con cui firmò una promessa di intervento (marzo 1555); nel 1556 il vescovo Melchior von Lichtenfels concesse loro le prime franchigie. Delémont e le Franches-Montagnes, approfittando delle stesse circostanze, strinsero nel 1559 patti di comborghesia con la città di Basilea. Nel 1566 il vescovo convocò i delegati dei vari baliaggi, per procedere alla ripartizione dell'"imposta del turco" (prelevata nell'Impero per la lotta contro i Turchi); dalle varie riunioni tenute in quella sede derivarono le future Assemblee degli Stati del principato vescovile, che ebbero più tardi un ruolo importante (Assemblea degli Stati).

Jakob Christoph Blarer von Wartensee, vescovo dal 1575 al 1608, fu ispiratore di nuove iniziative sul piano economico, finanziario, politico e istituzionale. Appena eletto dovette affrontare le aspirazioni indipendentiste dei Biennesi; propose quindi a Berna la cessione di Bienne in cambio di diritti bernesi nel principato. La proposta suscitò l'opposizione dei Confederati e, prevedibilmente, della popolazione di Bienne; l'Erguel, ambita invece dai Biennesi, rafforzò la propria indipendenza nei loro confronti. Nel 1579 Blarer si alleò con i cantoni cattolici, assicurandosi un prezioso aiuto militare e diplomatico; grazie agli accordi di Baden con la città di Berna del 1585, il principe vescovo riuscì ad assicurarsi il controvalore di beni e diritti ipotecati molto tempo prima dai suoi predecessori, estinguendo così i debiti del principato; egli riuscì inoltre a recuperare nei confronti di Bienne e Berna parte dei suoi diritti nel sud del principato in occasione della transazione di Bienne. Al termine del lungo regno di Blarer, principato e diocesi godevano di una ritrovata prosperità.

La guerra dei Trent'anni e i rapporti con la Confederazione

Data la sua posizione sullo scacchiere delle ostilità durante la guerra dei Trent'anni, il principato non poteva sfuggire alle mire dei belligeranti, tanto più che era indifeso sul piano militare, e quindi particolarmente esposto nella parte settentrionale. Il principe vescovo, vassallo dell'imperatore, temeva dunque che i propri interessi venissero confusi con quelli del suo sovrano, coinvolto nel conflitto. Dal 1632 l'invasione svedese dell'alta Alsazia fece affluire rifugiati verso Porrentruy; il vescovo, appoggiato dai cantoni cattolici, riuscì momentaneamente a far rispettare il proprio territorio. La parte meridionale del principato – salvo l'Erguel nel 1639 – fu risparmiata dal conflitto grazie alle sue comborghesie, in particolare con Berna e Soletta. Fra il 1634 e il 1640, quella settentrionale venne invece occupata successivamente o simultaneamente da truppe svedesi, francesi e imperiali, che causarono la disorganizzazione della società perfino ai vertici dello Stato. Accanto alla rovina materiale vi furono numerose vittime, in parte dovute a epidemie di peste.

Il castello di Delémont. Fotografia di Armand Stocker, 1983 (Stocker Photographic, Saignelégier).
Il castello di Delémont. Fotografia di Armand Stocker, 1983 (Stocker Photographic, Saignelégier). […]

In seguito ai trattati di Vestfalia, stipulati nel 1648, cambiarono i vicini del principato: in Alsazia la Francia prese il posto degli Asburgo, e la separazione dei Confederati dall'Impero, riconosciuta appunto dai trattati, sottrasse al territorio vescovile la frontiera comune con l'Impero. Bienne, dal canto suo, era alleata degli Svizzeri e assisteva alle Diete federali; a questa alleanza e alle comborghesie con Berna faceva da contrappeso l'alleanza fra il vescovo e i sette cantoni cattolici del 1579, rinnovata più volte fino al 1717. Nel 1663, quando l'alleanza fra la Confederazione e la Francia venne rinnovata, il vescovo tentò invano di coinvolgervi anche il principato. Durante la seconda conquista della Franca Contea, l'Ajoie fu invasa nel 1675 da truppe francesi; poco dopo, però, il vescovo riuscì a farne rispettare la neutralità grazie alla propria alleanza con gli Svizzeri. Dopo il 1648 il principato cercò più volte, ma inutilmente, di farsi ammettere nella Confederazione. Nel 1735 il vescovo Johann Konrad von Reinach-Hirzbach rinunciò a riannodare i legami con i cantoni cattolici, perché questi ultimi gli avevano rifiutato il loro aiuto durante la rivolta dei Pétignats. Un altro vescovo, Joseph Wilhelm Rinck von Baldenstein, regolarizzò 20 anni dopo i rapporti con i Bernesi, che accettarono di limitare la propria influenza alle regioni con cui avevano legami di comborghesia; il contrappeso costituito dai cantoni cattolici divenne perciò caduco.

I rapporti con la Francia

Nel XVIII secolo le relazioni del principato vescovile con la Francia dominarono la sua politica estera. A partire dal 1726, per 15 anni il territorio fu teatro della cosiddetta rivolta dei Pétignats. Incapace di ristabilire l'ordine, il vescovo chiese aiuto prima all'imperatore e agli Svizzeri, che però si defilarono, e poi alla Francia, con cui nel 1739 firmò un trattato segreto concernente soprattutto la difesa delle frontiere, la sicurezza interna del principato, i privilegi delle persone e i futuri rapporti diplomatici. Le truppe francesi intervennero in virtù di tale accordo e misero fine ai disordini, arrestandone i capi; tre di costoro, fra cui Pierre Péquignat, vennero giustiziati nel 1740. Da allora regnò la calma fino alla Rivoluzione. I rapporti con la Francia continuarono a rafforzarsi: il principato mise a sua disposizione una compagnia nel 1744 e creò un proprio reggimento al suo servizio nel 1758. Quest'ultimo si distinse a Korbach e durante la campagna di Corsica; venne sciolto a Dunkerque nel 1792. Tre accordi successivi legarono completamente le sorti del territorio vescovile a quelle della Francia nel 1779. Anzitutto le 20 parrocchie della signoria dell'Ajoie vennero assegnate alla diocesi di Basilea, che in contropartita cedette a quella di Besançon 29 parrocchie francofone a est di Belfort; in tal modo le frontiere politiche dell'Ajoie coincisero con quelle religiose. L'anno successivo la frontiera occidentale del principato venne ridisegnata: si procedette a scambi territoriali, il Doubs venne definito come confine occidentale e il suo letto divenne interamente francese. Sempre nel 1780, infine, un patto di difesa reciproca confermò e precisò quello del 1739; nell'aprile del 1792 tale patto consentì agli eserciti rivoluzionari di occupare in piena legalità la parte nord del principato.

Lo Stato e le sue istituzioni

I baliaggi del principato vescovile di Basilea verso il 1770
I baliaggi del principato vescovile di Basilea verso il 1770 […]

Dalla fine del Medioevo alla Rivoluzione francese l'assetto territoriale, eccettuate alcune modifiche minori nel corso del XVIII secolo, restò stabile nella sua divisione in 17 baliaggi o signorie che formavano altrettante circoscrizioni politiche, amministrative e giudiziarie. La prepositura di Moutier-Grandval (sotto protettorato bernese dal 1486) e Bellelay (unita da comborghesia a Soletta) beneficiavano della neutralità svizzera, pur restando terre dell'Impero; con le altre cinque signorie meridionali (Erguel, Orvin, La Neuveville, Montagne de Diesse e Bienne), queste zone erano considerate elvetiche, mentre le signorie settentrionali erano dette "germaniche" o "imperiali". Le istituzioni, molto complesse, variavano in modo sostanziale da una signoria all'altra. Il rappresentante del principe – balivo, ufficiale di giurisdizione o castellano – poteva amministrare più signorie, tramite l'aiuto di suoi rappresentanti; con il tempo queste funzioni tesero a diventare ereditarie.

Le istituzioni del principato vescovile di Basilea nel XVIII secolo
Le istituzioni del principato vescovile di Basilea nel XVIII secolo […]

Sul piano istituzionale il principato ebbe un'evoluzione lenta. Il capitolo cattedrale, con sede prima a Basilea, poi a Friburgo in Brisgovia (1529) e infine ad Arlesheim (1679), rafforzò progressivamente la sua influenza sulla corte e sull'amministrazione vescovile. Il principe vescovo, eletto dal capitolo e sempre scelto fra i canonici, veniva investito di regalie dall'imperatore e dell'autorità religiosa dal papa. Governava per lo più tramite i suoi Consigli, legiferando per mezzo di ordinanze; le franchigie concesse fino alla metà del XVI secolo ne frenarono tuttavia l'evoluzione in senso assolutista e centralista. I sudditi, che prestavano giuramento al principe durante le cerimonie di omaggio, nelle liti civili potevano rivolgersi ai tribunali dell'Impero; questa facoltà era preclusa, però, alle regioni situate a sud del passaggio di Pierre-Pertuis. In origine i Consiglieri dei vescovi erano i membri del capitolo; dopo il loro trasferimento, il vescovo li sostituì progressivamente con consiglieri laici scelti tra la cittadinanza e la nobiltà. Con l'ampliarsi dei compiti dello Stato, i Consigli si moltiplicarono e diversificarono; l'ordinanza del 1726 conferì loro una struttura gerarchica. Nella pratica, tuttavia, le attribuzioni politiche, giudiziarie e amministrative non erano distinte nettamente, e non era raro il cumulo di funzioni. La cancelleria aveva un ruolo eminente. La giustizia, elemento essenziale della vita pubblica nell'ancien régime, conservò a lungo strutture medievali; il diritto consuetudinario rimase preponderante. Ogni regione, ogni città, aveva il suo sistema, che dalla giustizia corporativa (i placiti) andava talvolta fino all'alta giustizia; quest'ultima, esercitata per lo più su delega, divenne gradualmente più semplice e accentrata. Il Consiglio aulico, corte suprema del principato in materia penale e talvolta civile, fungeva da corte d'appello per le signorie imperiali; per le altre regioni la procedura d'appello era diversa. Il Codice penale in uso era quello di Carlo V, la Carolina, nel quale il principe aveva il diritto di grazia. I giudizi civili potevano essere deferiti alla Camera imperiale di Wetzlar, mentre la corte imperiale a Vienna si occupava delle cause relative ai feudi dell'Impero.

Le comunità, con le loro varianti locali e regionali, vedevano le loro autonomie minacciate dalle decisioni prese dall'amministrazione centrale. L'ordinanza del 1726, che rafforzava i servizi amministrativi, raggiunse lentamente lo scopo di mettere ordine negli affari pubblici, nonostante opposizioni più o meno palesi; in seguito le eccezioni nelle ordinanze furono sempre meno frequenti. L'Assemblea degli Stati riuniva, fin dal 1566 e a scadenze irregolari, i rappresentanti del clero, della nobiltà e del Terzo stato; suo compito era soprattutto la ripartizione delle contribuzioni straordinarie del territorio vescovile. La presiedeva l'abate di Bellelay (fino all'epoca della rivolta dei Pétignats, in cui rimase coinvolto); un syndicus (amministratore) lo assisteva e poteva assumere la presidenza. Dal 1752 al 1791, anno del suo scioglimento, l'assemblea non venne più riunita. I baliaggi considerati svizzeri (tranne Bellelay) rifiutarono sempre di parteciparvi, quindi di assumersi una parte qualsiasi delle contribuzioni imposte; la prepositura di Moutier-Grandval, dal canto suo, partecipava agli oneri fiscali soltanto in misura minore.

Popolazione

Dal XVI al XVIII secolo il quadro demografico fu soggetto a variazioni. Cattivi raccolti, epidemie e guerre erano i grandi flagelli che perturbavano l'incremento naturale della popolazione; lo sviluppo demografico registrato dall'inizio del XVI secolo subì battute d'arresto brutali. Le crisi alimentari, soggette a un andamento ciclico, provocavano aumenti di prezzo dei cereali e rallentavano le attività economiche; quella degli anni 1770-1771 fornì l'occasione di censire la popolazione e le risorse alimentari dell'intero principato, mostrando che complessivamente, rispetto ai censimenti parziali d'inizio secolo, la popolazione era aumentata di pochissimo. Le guerre (soprattutto quella dei Trent'anni) diminuivano la natalità, con effetti disastrosi quando si univano a pestilenze. I cali demografici venivano colmati, in via temporanea o definitiva, dall'arrivo di immigrati stranieri: gli anabattisti dal XVI secolo, i sudditi della signoria di Valangin negli anni 1580, gli ebrei nei baliaggi tedeschi durante il XVII secolo, i neocastellani nelle Franches-Montagnes dopo la guerra dei Trent'anni, gli ugonotti dopo la revoca dell'editto di Nantes. Le migrazioni interne, più rare, erano legate a ragioni confessionali o economiche; l'emigrazione individuale, per motivi economici, accelerò nel XVIII secolo. Alla fine del Medioevo la struttura della popolazione era stabile da tempo; la maggioranza parlava francese, mentre Bienne e dintorni, la bassa valle della Birsa e la signoria di Schliengen erano germanofone. Le vere lingue popolari erano il patois e diverse varietà di dialetto; l'alfabetizzazione si sviluppò lentamente e l'insegnamento popolare fu riorganizzato nel 1784. I vescovi, tutti discendenti di famiglie germanofone, si circondavano di funzionari della loro lingua; a partire dal XVIII secolo, il francese sostituì progressivamente il tedesco.

Scomparvero quasi del tutto le famiglie di nobiltà antica; le nobilitazioni si fecero rare. Il vescovo attirò a Porrentruy nobili svizzeri o alsaziani e perfino tedeschi o francesi, riservando loro i feudi nobiliari, le cariche ereditarie di corte e le funzioni di balivo; questi nobili, che vivevano nell'isolamento e badando a non contrarre matrimoni con ceti inferiori, si esiliarono in massa all'epoca della Rivoluzione francese. La popolazione comune era composta soprattutto dai cittadini, cioè da persone che facendo parte di una comunità partecipavano con pieno diritto alla vita politica e godevano dei beni collettivi; per accedere allo status di cittadino, che era ereditario, occorreva una decisione delle comunità o del principe. I dimoranti, esclusi dai diritti politici ed economici dei cittadini, erano sudditi del principe, mentre i residenti non godevano di nessun diritto; gli stranieri potevano venire espulsi in qualsiasi momento. In genere, le comunità rurali erano reticenti ad accogliere nuovi cittadini, che gravavano sulle risorse fondiarie (in particolare pascoli e foreste); le popolazioni restarono perciò chiuse con conseguente diffusione dell'endogamia.

Economia

Nell'agricoltura medievale, basata sull'approvvigionamento alimentare, la maggior parte delle terre arabili era riservata alla cerealicoltura; dal XVI secolo si sviluppò anche l'allevamento bovino, destinato all'esportazione e alla produzione di carne. L'altopiano delle Franches-Montagnes e le valli montane della zona meridionale furono soggetti a un dissodamento accelerato, con dispersione dell'habitat. Lo svernamento del bestiame richiese la costruzione di spaziosi fienili e stalle. Si formarono inoltre nuove parrocchie. La viticoltura si insediò stabilmente sulle pendici meridionali del Giura e nella bassa valle della Birsa, ma le tecniche di coltivazione, basate sull'avvicendamento triennale delle colture, restarono arcaiche. Il lento ammodernamento agricolo è attestato, nel corso della seconda metà del XVIII secolo, da segni visibili, in modo particolare dall'irrigazione dei prati, dall'introduzione della coltura della patata e di nuove varietà di sementi, e dal miglioramento zootecnico grazie alla selezione.

La siderurgia si sviluppò a partire dal XVI secolo, fortemente sostenuta dai principi vescovi; grazie all'aiuto finanziario e tecnico di stranieri, sorsero lungo i corsi d'acqua impianti metallurgici il cui eccedente di produzione veniva esportato nei cantoni svizzeri. Sotto il vescovo Blarer vennero costruiti gli altoforni di Undervelier e Courrendlin, che con Bellefontaine furono gli unici centri produttivi nel XVII e XVIII secolo; in quel periodo l'industria siderurgica, rigorosamente controllata dallo Stato, fu tra le maggiori fonti di introiti del commercio con l'esterno. Un andamento analogo ebbe l'industria vetraria, attestata a La Heutte nel XIV secolo e poi diffusasi nella regione. Nella seconda metà del XVII secolo le vetrerie, ben più dipendenti dall'approvvigionamento del combustibile (il legno) che da quello della materia prima (la sabbia vetrificabile), si insediarono in regioni boscose e discoste a Lobschez presso Soubey (nel 1659), poi più a monte lungo il Doubs e nella Franca Contea. Come per la siderurgia, anche in questo caso i pionieri furono di origine tedesca. La produzione di vasellame fiorì a Bonfol dal XV secolo, quella di maioliche a Cornol dal 1760. A poco a poco i prelievi di legname, dovuti a tutte queste industrie ma anche ai bisogni domestici, danneggiarono i boschi; l'ordinanza forestale del 1755, una delle prime nel settore a livello europeo, tentò con diversi mezzi di porre rimedio agli abusi, ma per molto tempo ebbe scarso successo.

L'indebitamento del principato, la cui moneta di calcolo restava la lira, costituiva un male endemico; finanziatori ordinari erano la città di Basilea e il capitolo cattedrale. Fino alla fine del XVI secolo la maggior parte degli introiti dello Stato era destinata a pagare gli interessi sui debiti; il principe vescovo Blarer, estinti i debiti nel 1587, poté cominciare a investire nell'industria. Lo Stato attingeva le sue entrate da diverse imposte, da cui erano esenti nobili ed ecclesiastici; altri pretesti per evitare il versamento erano le franchigie medievali o lo statuto particolare delle regioni meridionali. I contadini, in particolare quelli di montagna, erano oberati dai debiti; le loro terre erano ipotecate o finivano in mano ai nobili, a cittadini o a istituti religiosi, tanto che a questi ultimi il vescovo dovette proibire di acquisirne altre. Anche in tempi di prosperità la bilancia commerciale del principato restava in passivo, nonostante un indubbio protezionismo; fece eccezione l'attivo registrato verso il 1760, dovuto soprattutto a introiti del principe, e del capitolo in Alsazia e in Brisgovia. Le vie di comunicazione, ancora medievali, non si prestavano agli scambi internazionali; dopo il 1740 lo Stato si dotò di grandi strade, considerate all'epoca moderne, tracciate dove possibile sui fondovalle. Vennero inoltre riorganizzate e sviluppate le poste e le messaggerie, affiancate poco dopo dal trasporto di viaggiatori.

Alla vigilia della Rivoluzione francese il territorio del principato vescovile presentava parecchi contrasti sul piano sia geografico e istituzionale, sia demografico, politico e religioso. Benché relativamente isolata, la popolazione era aperta alle idee dell'epoca, di cui raccoglieva gli aspetti che le servivano e trascurava quelli teorici; la Rivoluzione, perciò, fu vissuta con un certo opportunismo.

Vita culturale e religiosa

Il XVI secolo fu segnato dalla questione religiosa. Berna e Bienne abbracciarono la Riforma nel 1528, la città di Basilea nel 1529. A causa dell'influsso di queste tre città, la valle della Birsa e tutta la parte meridionale del territorio vescovile (Erguel, prepositura di Moutier-Grandval, La Neuveville) adottarono la nuova fede. Il capitolo di Saint-Imier scomparve, quello di Moutier si trasferì a Delémont. Sul piano dottrinale, le Chiese riformate del principato si basavano sulla confessione bernese, con un'influenza liturgica neocastellana a La Neuveville e nell'Erguel. Mentre Bienne e La Neuveville erano totalmente indipendenti sul piano ecclesiastico (come l'Erguel dall'inizio del XVII secolo), i pastori della prepositura di Moutier-Grandval e della Montagne de Diesse appartenevano a Nidau. Alla fine del XVI secolo il vescovo riconvertì al cattolicesimo la valle della Birsa, ma non la parte meridionale del principato; conservò, tuttavia, i diritti di patronato su numerose chiese.

In seguito al Concilio di Trento, il vescovo riprese il controllo sul clero: pubblicò nuovi statuti sinodali, visitò in modo scrupoloso le parrocchie e, con l'aiuto dei gesuiti, creò un collegio a Porrentruy (1591). Questa cittadina, benché situata nella diocesi di Besançon, venne scelta per motivi pratici, soprattutto per la presenza della corte principesca. Aprì i battenti una tipografia con diritto esclusivo di stampare libri scolastici; solo nel 1716, però, venne creato un seminario per la formazione del clero. Il XVII secolo fu segnato dalla fondazione di nuove case religiose, soprattutto femminili: le orsoline – incaricate dell'insegnamento femminile – a Porrentruy (1619) e Delémont (1698), le annunziatine a Porrentruy (1647), i cappuccini a Delémont (1626) e Porrentruy (1655). Nel XVIII secolo lo spirito riformista alla base della razionalizzazione delle strutture dello Stato e dell'economia si fece sentire anche in campo educativo. Il vescovo, volendo promuovere l'istruzione e avvicinarla alle necessità della vita quotidiana, creò nel collegio un corso di matematica per artigiani (1705); incaricò l'architetto Pierre-François Paris di insegnare i metodi nuovi agli agrimensori del principato (1752) e si prodigò, dopo la soppressione dei gesuiti (1773), per riorganizzare il collegio. Nel 1772 anche l'abbazia di Bellelay fondò un collegio che, dapprima modesto, si sviluppò in seguito parallelamente agli sforzi dei canonici per promuovere una pedagogia moderna e l'insegnamento delle scienze esatte. Fallirono invece i progetti dei canonici di aprire scuole e case di lavoro per le ragazze della regione. Desideroso di estendere l'istruzione anche al popolo, nel 1784 il vescovo rese obbligatoria la scuola per l'intero anno, definì un programma minimo e si riservò il controllo dei maestri. Si ignorano oggi gli effetti reali di queste misure. Anche nella parte meridionale del territorio di religione riformata, le comunità dovevano garantire un insegnamento sommario; i figli delle famiglie agiate erano invece inviati in pensionati e poi frequentavano università o accademie riformate (soprattutto a Basilea e a Berna).

Durante l'ancien régime, il principato visse un periodo di fioritura artistica e culturale. Vennero create belle biblioteche, tra cui soprattutto quella del collegio di Porrentruy. Accanto agli oggetti d'arte e agli artisti provenienti dall'estero, si sviluppò una produzione autoctona di valore, ad esempio tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo con gli scultori Breton, di Boncourt, o con il pittore biennese Emmanuel Witz (1717-1797). Il fenomeno urbano favorì la realizzazione di molte opere, come fontane (parecchie in stile rinascimentale a Delémont, Porrentruy, Bienne, La Neuveville) e porte di città. Vennero erette dappertutto ricche dimore private (ad esempio le case Wicka a Delémont e Rockhall a Bienne); la parte settentrionale cattolica, invece, si distinse a livello architettonico soprattutto per la presenza della corte vescovile e degli istituti religiosi. I vescovi, oltre ad ampliare il loro castello di Porrentruy nel corso del XVI e del XVIII secolo, chiamarono nella cittadina l'architetto Paris, che vi costruì diversi edifici pubblici: il palazzo comunale (1764), l'ospedale (1765) e l'Hôtel des Halles (1769). Le abbazie di Lucelle e di Bellelay, a loro volta, si dotarono di grandi edifici barocchi.

Periodo francese (1792-1815)

Dalla Repubblica rauracica all'epopea napoleonica

Conformemente all'alleanza del 1780, la dichiarazione di guerra della Francia nei confronti dell'imperatore Francesco II del 20 aprile 1792 fece scattare l'intervento francese nel principato vescovile. Alla fine di aprile le truppe del maresciallo di campo de Ferrières si stabilirono a Delémont. I baliaggi riformati e l'abbazia di Bellelay beneficiarono provvisoriamente della neutralità elvetica, ma nessuna delle reggenze insediate dal principe vescovo Franz Joseph Sigismund von Roggenbach riuscì a impedire lo scoppio di disordini; in autunno l'effervescenza dei battaglioni di volontari francesi si estese all'intero territorio vescovile. Per opportunismo, i cittadini di Porrentruy e di Delémont fondarono società popolari e innalzarono alberi della libertà. Mentre la Convenzione nazionale francese predicava la liberazione dei popoli e la guerra di propaganda rivoluzionaria, nel principato si succedettero rapidamente l'assemblea generale dell'Erguel (che ruppe con Franz Joseph Sigismund von Roggenbach, rifugiatosi a Costanza), il rifiuto di una reggenza e l'organizzazione di un Consiglio amministrativo provvisorio da parte degli abitanti della prepositura di Moutier-Grandval, e la proclamazione, il 17 dicembre 1792 a Porrentruy della Repubblica rauracica, libera e indipendente, prima repubblica sorella della Grande Nazione.

Approfittando della disunione tra le tre assemblee della Repubblica rauracica, i commissari della Convenzione imposero uno scrutinio manipolato: la parte di rappresentanti che non si vide invalidato il voto dagli stessi commissari si espresse per l'unione alla Francia. Con l'annessione, registrata a Parigi il 23 marzo 1793, venne costituito l'87° Dipartimento francese, detto del Mont-Terrible e diviso in due distretti: Porrentruy, capoluogo, e Delémont, sede del comando militare. Dopo le elezioni vennero istituite le municipalità comunali e le autorità di diversi livelli. Al giuramento civico, i preti preferirono l'esilio e la fedeltà a Roma. La Costituzione del 1793 fu approvata di misura; quella dell'anno III (1795), che soppresse distretti e comuni a beneficio dell'amministrazione centrale del Dipartimento e delle municipalità cantonali, fu nettamente respinta (unico risultato negativo nell'intera Francia). La campagna di scristianizzazione, i problemi di sopravvivenza e gli enormi bisogni dell'armata del Reno distrussero, per numerosi abitanti, gli effetti positivi delle riforme agrarie. Eletto procuratore generale, Joseph-Antoine Rengger diresse il Dipartimento durante il Terrore; la reazione termidoriana, però, consentì la rivincita della vecchia élite locale e a un commissario del Direttorio, François Augustin Roussel, di Belfort. Nel marzo del 1797 il principato di Montbéliard scelse l'annessione al Mont-Terrible, e il 15 dicembre, in virtù del trattato di Campoformio, il generale Gouvion Saint-Cyr occupò la parte meridionale del principato di Basilea; in tal modo il Mont-Terrible, pur senza raggiungere la grandezza di un dipartimento medio, si trovò con una popolazione raddoppiata. La signoria di Schliengen, unico possesso rimasto al vescovo, fu poi annessa al margraviato del Baden con il recesso della Dieta imperiale (1803), che segnò anche la scomparsa del principato come Stato dell'Impero.

La riorganizzazione varata dal Consolato (legge del 17 febbraio 1800) soppresse il Mont-Terrible, omettendone il nome nell'elenco dei Dipartimenti; il Montbéliard e l'antico territorio vescovile furono annessi all'Haut-Rhin. Da Colmar il prefetto trasmetteva gli ordini agli amministratori delle due circoscrizioni giurassiane e ai numerosi comuni, formati sui vecchi territori. A Porrentruy e a Delémont si stabilirono, rispettivamente in aprile e in giugno, i viceprefetti Théodore Frédéric Louis Liomin e Jean-Baptiste Holtz; il primo amministrava le pianure dell'Ajoie e del Montbéliard e le Franches-Montagnes, il secondo le valli della Birsa, della Sorne e della Suze, con Bienne e La Neuveville. Dopo la riforma giudiziaria del 1802, ognuna delle due circoscrizioni contò cinque cantoni; Montbéliard, città più popolosa, contese la sede della prefettura a Porrentruy. Fino all'Atto di mediazione i riformati sperarono nell'annessione alla Svizzera, ma il rientro dei "preti buoni", il concordato con il papato e la riorganizzazione dei culti cattolico, riformato e luterano, provocarono un cambiamento di opinione. Dappertutto vennero approvati il consolato a vita e la dignità imperiale di Bonaparte; lo sviluppo dell'amministrazione locale, un'abile propaganda, la partecipazione a un'epopea esaltante, l'abbondanza dei raccolti (fino al 1810), contribuirono al rafforzamento del regime e del mito di Napoleone.

Cittadini francesi all'epoca del Consolato e dell'Impero

Cittadini e dimoranti dell'antico principato, poco entusiasti delle virtù dell'uguaglianza civica, dimenticarono presto i vantaggi derivati dall'abolizione dell'antico ordinamento agrario. La trasformazione dei beni patrimoniali in beni comuni non coinvolse tutta la popolazione: spartizioni e prestazioni dimostrano il persistere di confusioni tra antichi titolari dei diritti di cittadinanza e nuovi cittadini. L'abbandono delle decime e dei censi, l'assimilazione delle enfiteusi a diritti feudali e il riscatto dei debiti in assegnati, avvantaggiarono i fittavoli e moltiplicarono i piccoli proprietari. Con la vendita dei beni nazionali e la messa all'asta dei beni vescovili ed ecclesiastici dopo le annessioni del 1793 e del 1797, gli abitanti locali ottennero il 60% dei lotti, ma solo il 25% del valore complessivo: i benefici del trasferimento di proprietà andarono invece ai vari vicini francesi di altri Dipartimenti. La lotta fra individualismo agrario e usanze tradizionali sfociò in un compromesso favorevole sul piano economico e sociale: restò il diritto di percorrere i prati comuni, ma il pascolo libero fu ridotto inesorabilmente dalle recinzioni private.

L'annessione alla Francia ebbe ripercussioni in termini di contributi e di soldati. Il Dipartimento del Mont-Terrible pagava contributi in buoni di requisizione, che stabilivano la sua partecipazione allo sforzo bellico. Il regime napoleonico percepiva con esattezza le imposte dirette, prima fra tutte quella fondiaria. La volontà di giustizia che ispirava la riforma fiscale è difficilmente comprensibile, vista l'inesistenza dei catasti: durante l'Impero solo i cantoni di Bienne e Montbéliard furono sottoposti a misurazioni sistematiche. Le nuove imposte su sale, zucchero, bevande e tabacco raddoppiarono il carico fiscale.

Le leve in massa durante la Rivoluzione e la formazione di un battaglione di volontari del Mont-Terrible indussero alla diserzione generale; nell'agosto del 1793 i giovani della valle di Delémont, in aperta ribellione, si trincerarono sul Mont sur Courtételle. La legge Jourdan-Delbrel del 5 settembre 1798 impose il servizio militare obbligatorio, che prefetti e viceprefetti, aiutati dalle Chiese, dagli amministratori e dai notabili, fecero rispettare. Nonostante le dispense e le possibilità di farsi sostituire, l'obbligo del servizio armato pesò duramente: 2000 dei ca. 60'000 abitanti dell'ex principato morirono su quei "sentieri di gloria" che permisero a cinque giurassiani, Ignace-Xavier Comman, François-Joseph Gressot, Jean-Pierre Jaquet, Jean-Pierre Mercier e Théophile Voirol, di accedere, durante o dopo la Rivoluzione, al grado di generale.

Ai cambiamenti politici si unì lo spostamento di un intero spazio economico verso ovest. L'arretramento del traffico sugli assi transgiurassiani non venne compensato dal rifacimento della rete stradale locale, e nemmeno da piantagioni arboree; i settori tessile e orologiero soffrirono della politica doganale francese, che favoriva il contrabbando attraverso il territorio svizzero. L'apertura dei mercati continentali offrì prospettive aleatorie, e poi chiuse dalla disfatta napoleonica, nello stesso periodo in cui l'orologeria artigianale veniva declassata dalle innovazioni degli industriali Japy nel Montbéliard. Solo le fonderie ebbero grande prosperità in epoca imperiale con l'integrazione alla metallurgia dell'Haut-Rhin e approfittando dell'economia di guerra. Anche se la volontà di riforma in campo scolastico e sociale si scontrò con la mancanza di fondi, dal 1796 al 1803 Porrentruy beneficiò dell'esperienza originale compiuta dalle scuole centrali del Direttorio. La fondazione dell'Università imperiale rinvigorì l'istruzione superiore attraverso i collegi di Porrentruy, Montbéliard e Delémont, dipendenti dall'Accademia di Strasburgo. Quattro comitati, formati nel 1803, diffusero la vaccinazione antivaiolosa, soprattutto nelle zone riformate; durante l'anno IX (1800-1801), la micidiale epidemia che imperversò nell'Haut-Rhin aveva invertito di nuovo il rapporto tra le nascite e i decessi nella circoscrizione di Porrentruy. Dopo la lotta tra fazioni durante la Rivoluzione francese, al regime napoleonico riuscì la fusione delle élite. Dagli elenchi dei notabili e dei maggiori contribuenti, come pure dalle elezioni e dalle nomine, emergono le poche decine di notabili che assicuravano la base sociale nelle diverse regioni: giuristi di Porrentruy, negozianti e industriali di Montbéliard, notai, medici, pastori riformati e fabbricanti biennesi.

La fine delle circoscrizioni giurassiane del Dipartimento dell'Haut-Rhin

Con l'ingresso delle truppe alleate a Delémont il 22 e a Porrentruy il 24 dicembre 1813, il destino delle due sottoprefetture divenne incerto; dalla fine di gennaio al 30 maggio 1814 Konrad Karl Friedrich von Andlau-Birseck le amministrò da Vesoul, in nome delle potenze alleate e tramite la delega al commissario-governatore Ursanne Conrad Joseph de Billieux d'Ehrenfeld. La prima pace di Parigi confermò la sovranità francese su Montbéliard e applicò all'antico principato di Basilea il cosiddetto sistema delle compensazioni; con la dichiarazione del congresso di Vienna del 20 marzo 1815 venne deciso di annetterlo alla Svizzera e precisamente ai cantoni di Berna e Basilea (Actes de réunion). Il regime francese scomparve, in generale, nell'indifferenza o nel sollievo. La delegazione inviata dalla municipalità di Porrentruy presso Luigi XVIII era composta, prima della prima pace di Parigi, da fautori dello status quo sociale. La prefettura di Colmar, ristabilita nel maggio del 1814, tentò di riprendere possesso delle circoscrizioni giurassiane senza l'avallo dei ministeri parigini. Nonostante la fine brusca del periodo francese, le esperienze legate al regime furono sfruttate a fini identitari nel Giura bernese e successivamente mitizzate.

Riferimenti bibliografici

  • Gli archivi dell'antica diocesi e dell'antico principato vescovile di Basilea si trovano a Porrentruy (Archives de l'ancien Evêché de Bâle); gli archivi costituiti sotto il regime francese sono riuniti in sezioni particolari (Repubblica rauracica, Dipartimento Mont-Terrible, circoscrizioni di Porrentruy e Delémont nel Dipartimento Haut-Rhin).
  • Altri archivi conservano fonti relative alla storia dell'antico principato vescovile: Staatsarchiv Basel-Stadt a Basilea, Staatsarchiv Basel-Landschaft a Liestal, Generallandesarchiv a Karlsruhe (archivi del capitolo cattedrale) e gli Archivi dipartimentali dell'Haut-Rhin a Colmar (dossier dell'amministrazione dipartimentale nel periodo 1800-1813)
  • Bibliographie jurassienne, 1928-.
  • G. Amweg, Bibliographie du Jura bernois, 1928.
  • G. Amweg, Les arts dans le Jura bernois et à Bienne, 2 voll., 1937-1941.
  • A. Rais, Un chapitre de chanoines dans l'ancienne principauté épiscopale de Bâle: Moutier-Grandval, 1940.
  • P. Rebetez-Paroz, Les relations de l'évêché de Bâle avec la France au XVIIIe siècle, 1943.
  • C.-A. Simon, Le Jura protestant de la Réforme à nos jours, 1951.
  • J.-R. Suratteau, Le département du Mont-Terrible sous le régime du Directoire, 1964.
  • F. Abplanalp, Zur Wirtschaftspolitik des Fürstbistums Basel im Zeitalter des Absolutismus, 1971.
  • Helvetia Sacra, I/1, 1972, pp. 127-362.
  • T. Bühler, Gewohnheitsrecht und Landesherrschaft im ehemaligen Fürstbistum Basel, 1972.
  • P.-O. Bessire, Histoire du Jura bernois et de l'ancien Evêché de Bâle, 19772.
  • A. Bandelier, Porrentruy, sous-préfecture du Haut-Rhin, 1980.
  • M. Jorio, Der Untergang des Fürstbistums Basel (1792-1815), 1982.
  • P. Pégeot, Le pays de Montbéliard et la région de Porrentruy au Moyen Age: peuplement et démographie, 1982.
  • Le Pays de Montbéliard et l'Ancien Evêché de Bâle dans l'Histoire, 1984.
  • Nouvelle histoire du Jura, 1984.
  • R. Ballmer, Les Etats du pays, ou les assemblées d'Etats de l'ancien évêché de Bâle, 1985.
  • T. R. Frêne, Journal de ma vie, a cura di A. Bandelier et al., 1993-1994, 5 voll. (vol. 5 con descrizione delle istituzioni dell'antico principato vescovile di Basilea).
  • J.-P. Prongué, La Prévôté de Saint-Ursanne du XIIIe au XVe siècle, 1995.
  • D. Engelberts, J. Stüssi-Lauterburg, L'invasion de 1798, 1999.
Link
Controllo di autorità
GND

Suggerimento di citazione

François Noirjean; Jean-Paul Prongué; Jean-Claude Rebetez; Philippe Froidevaux; André Bandelier: "Basilea (principato vescovile)", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 12.08.2019(traduzione dal francese). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/008558/2019-08-12/, consultato il 29.03.2024.